Pensando alla vita di provincia ce se lo siamo domandati spesso: come sopravvivere?
Odi et amo scriveva Catullo e con la provincia è così: o la ami o la odi. A molti sta stretta e vorrebbero fuggirne. A chi non la conosce sembra arretrata. E se piace è per quella retorica, oggi di moda, che la dipinge come un luogo di invidiabile quiete, di paesaggi ameni e di grossa grassa cucina locale. Ma la realtà nel bene e nel male è un’altra. E anche noi, che con il nostro Blog abbiamo deciso di raccontarla nella sua veste migliore, abbiamo vissuto momenti in cui resistere al richiamo esercitato delle grandi città è stato difficile. Abbiamo conosciuto periodi di decisa insofferenza alle beghe di paese, al chiacchiericcio, alla noia. Quante volte ce lo siamo detti: viviamo in un luogo privo di, indietro a, lontano da…
Quindi sì, vi capiamo se nel quotidiano la vita di provincia non vi sembra quel bel quadretto che spesso abbozziamo. Se accanto alla poesia dei vicoli lastricati e degli scorci romantici v’imbattete nel desolante: “Qui non c’è niente” mugugnato dai ventenni, quando ci sono.
Ma sopravvivere alla provincia si può e perciò condividiamo con voi la nostra personale ricetta.
10 consigli per imparare ad apprezzare la vita di paese senza soccombere al provincialismo. Una strategia (semiseria) che vi permetterà non solo di dimenticare le lusinghe della metropoli, ma anche di trovare, se non proprio la felicità, almeno una quieta soddisfazione. Provincia Mon Amour è nata così.
Vita di provincia: come sopravvivere in 10 mosse
- Cerca il bello: anche quando ti sembra che il posto in cui vivi non abbia niente (ma proprio niente) di interessante, prendi carta e penna e fai un inventario. Di tutti i monumenti (chiese ce ne sono? Palazzi antichi? Rovine?) dei panorami, delle strade che ti facciano esclamare: “Mi piace!” A volte basta anche un angolo sotto la giusta luce. Metti insieme in una lista tutte le cose belle e goditele. Con una passeggiata, una sosta, una visita slow nel tuo tempo libero. Una al giorno. Riappropriarsi dei luoghi è anche riappropriarsi del proprio tempo.
- Fai il turista (giapponese). Scatta foto dappertutto: la tua lista inventario non basta. Bisogna scovare il bello che ancora ti sfugge. Ne dubiti? Esplora. Trasforma il tuo sguardo e regalati una giornata da turista girovagando con fotocamera al collo e taccuino. Scatta 100 foto. Che sia un reportage coi fiocchi. Dalla vicina che ha steso i panni, al salumiere sull’uscio della sua bottega. Poi seleziona le più interessanti e crea un album. Non devi essere un fotografo professionista per tirar fuori un’emozione. Questa esperienza ti farà guardare il tuo paese dal di fuori, a distanza. Noi abbiamo cominciato così ( qui la nostra galleria fotografia agli albori).
- Scrivilo: raccontare un luogo è il miglior modo per amarlo. Anche quando vuoi denunciarne i problemi o le brutture. Basta la didascalia alle tue foto da condividere sui social o, se la penna non ti spaventa, un racconto, una poesia. Un diario di viaggio (sì, di viaggio, hai capito bene). Scrivere ti costringe a osservare, a raccogliere sensazioni e stati d’animo. A riflettere. Raccontare è sempre un’immersione.
- Adotta una panchina: sceglila bene. Che sia al centro della piazzetta o in un punto panoramico. Nascosta in un vicoletto o in mezzo a tante altre. Falla tua e di tanto in tanto ritagliati il tempo per sostarci. In solitudine con un buon libro o insieme ai tuoi amici per una chiacchierata. Purché diventi il tuo spazio. Il luogo da cui far volare via i cattivi pensieri o quello da cui osservare la vita del borgo.
- Fai un picnic. Anzi no, tanti picnic: non lasciarti sfuggire le domeniche di bel tempo. A primavera o nel primo autunno un picnic è un’occasione ghiotta per divertirsi nella natura. Per esplorare il territorio . La campagna, un boschetto, le colline e tutta la generosa famiglia di erbe e fiori che li popolano. Apprezza il silenzio e attiva tutti e cinque i sensi.
- Ascolta le storie. Intervista qualcuno: il paese lo fanno i suoi abitanti. Perciò è necessario conoscerli, ascoltare le loro storie. Le esperienze. Porre domande a un artigiano nella sua bottega o a una nonna che conserva le sue antiche ricette. Bisogna superare la timidezza e vedere, anche solo nel nostro vicino di casa, un’opportunità di conoscenza, una ricchezza potenziale.
- Leggi (fa sempre bene): non ci sono occasioni di divertimento nel tuo paese, d’accordo. Nessuna mostra, un solo cinema, il teatro men che meno. Magari solo qualche bar, una pizzeria e poco altro. E tu leggi. La lettura non ti farà mai sentire isolato o rinchiuso in un orizzonte ristretto. Ti sentirai parte del mondo anche senza un biglietto aereo
- Conosci il vicinato. E no, non parliamo della dirimpettaia: il tuo paese sarà sempre il più bello di tutti, ma questo non dovrebbe precluderti l’esplorazione delle città vicine. Lo sappiamo, fra paesi confinanti spesso sussistono rivalità e ripicche (è la provincia, bellezza). Ma tu trasformati di nuovo in un turista, accendi la tua curiosità senza pregiudizi. Non è detto che i grandi viaggi debbano portarci sempre a migliaia di chilometri da casa.
- Cura le ferite: la provincia italiana è piena di brutture. Dall’inquinamento all’abbandono, passando attraverso la piaga dell’abusivismo. Non chiudere gli occhi. Non assumere un atteggiamento di desistenza. Cerca soluzioni e fatti promotore di iniziative. Anche piccoli progetti di bellezza e di cura. Guardare al futuro apre orizzonti anche nel paese più chiuso e immobile.
- Fai comunità (insieme è meglio): crea spazi di condivisione e comunità. Può essere un’associazione. Un club di lettura. La collaborazione attorno a un progetto o a una visione. Partecipa. E fai rete con altre associazioni sparse nel resto dell’Italia. Organizza un gemellaggio. Esci dal provincialismo senza uscire dalla provincia.
Conclusioni mon amour
Non siete ancora convinti? Vi svelo un segreto.
l futuro non è delle metropoli, ma dei piccoli paesi. Lo afferma Stefano Boeri, l’architetto del bosco verticale (ne abbiamo parlato anche nel nostro articolo sui borghi). Il ritorno alla provincia è una tendenza già in atto. Per chi è alla ricerca di uno stile di vita più salutare e di ritmi di lavoro meno disumani. Ed è anche una scelta ecosostenibile perché alleggerisce il carico di inquinamento prodotto dalle metropoli ad alta concentrazione demografica.

E allora se per scelta o per sorte la vita di provincia vi appartiene, non vi preoccupate. Con la nostra ricetta riuscirete a sopravvivere anche alla vicina spiona.