Abbiamo deciso di visitare Ginosa (Ta) e la sua gravina antica per rispondere a una provocazione letta sui Social.
Su una nota pagina di promozione turistica dedicata alla Puglia qualche mese fa campeggiava una foto spettacolare dei Sassi di Matera. Vi erano, naturalmente, migliaia di like e moltissimi commenti, alcuni entusiasti, altri infastiditi. In molti sottolineavano, a giusta ragione, che Matera non è in Puglia, sebbene sia diventata ormai una tappa obbligata fra gli itinerari pugliesi accanto ad Alberobello o Polignano a Mare. Fra tutti i commenti piccati ci ha colpito la giusta osservazione di un ragazzo: perché non raccontare Ginosa?


Ginosa (Ta) è parte di una Puglia ancora ingiustamente poco nota. È una cittadina pugliese al confine con la Basilicata. Vanta un paesaggio tormentato e grandioso, di grande impatto visivo come a Matera, ma al momento meno manipolato dalle esigenze del turismo di massa. Che qui non c’è. Eppure i due villaggi rupestri che caratterizzano la gravina punteggiandola ricordano fortemente i “cammini delle fate” in Cappadocia, ma con un surplus di vegetazione. Verdissima in primavera. Non dimentichiamo che proprio la gravina di Ginosa nel 1964 è stato scenario del “Vangelo secondo Matteo” diretto da Pier Paolo Pasolini.
Scommettiamo che ve ne innamorate?
Visitare Ginosa in un giorno
La cittadina di Ginosa (Ta) si può visitare anche in mezza giornata, ma se cercate come noi esperienze di viaggio da sgranare con lentezza fermatevi un giorno intero programmando una sosta in un ristorante tipico o in una masseria. Se invece il vostro tempo è poco fermatevi per un aperitivo, ma non dimenticate di assaggiare taralli e focaccia.
Vi colpirà la tranquillità di fondo, l’eleganza del corso con i lampioni e i palazzi signorili, le insegne dei negozi tradizionali e qualche dettaglio civettuolo (una bicicletta fiorita, i panni stesi ma non per caso, viticci rigogliosi ad incorniciare l’ingresso di una pizzeria).
Il centro
Noi abbiamo iniziato la visita dalla Piazza dell’Orologio, un edificio del XIX secolo che sostituì il Palazzo del Sedile, sede del Comune, del carcere e dell’ufficio delle tasse. La piazza era trapunta di luminarie e bancarelle e si preparava alla festa patronale. C’era tutt’intorno il fervore dell’attesa, la gioiosa sospensione carica di promesse che pende sui lunapark a riposo.
Prima di tuffarci nel centro storico, abbiamo potuto ammirare dall’esterno le vetrine del punto vendita della prestigiosa sartoria di Angelo Inglese, fiore all’occhiello del Made in Italy. Con adeguata prenotazione è possibile vistarne il laboratorio e conoscere la storia di questa azienda d’eccellenza nata nel 1955 che ha vestito il principe William nel giorno del suo matrimonio, ma anche Trump e molti politici nostrani. Già solo le vetrine meritavano una sosta attenta perché accanto a tessuti e camicie eleganti occhieggiavano strumenti e prodotti propri della tradizione pugliese: lo “strico” di legno per il bucato a mano, orecchiette e mattarello si mescolavano allegramente a ditali e rocchetti di filo colorato. Che bello!




Molto interessante sarebbe stato inoltre il Museo del Parrucchiere e del Barbiere, chiuso da qualche mese e in attesa di una nuova sede. Ve lo segnaliamo perché siamo intenzionati a tornarci non appena sarà nuovamente visitabile. Si tratta infatti di un luogo che ci incuriosisce molto perché conserva gli strumenti del mestiere e gli arredi propri di una bottega di sessant’anni fa.
La gravina di Ginosa: cosa vedere
Il cuore della visita a Ginosa è tuttavia la sua gravina. Si estende per circa 10 km tutt’intorno al centro storico come un ferro di cavallo. La gravina è un canyon scavato dall’acqua sulle cui pendici, per secoli, gli uomini hanno scavato case grotta e le hanno abitate. Nella Gravina di Ginosa troviamo ben due villaggi rupestri: Rivolta (il più antico, con resti presitorici) e Casale.

Fra i due rioni, aggrappolato a una rupe, si vede il Palazzo Baronale che sembra per buona parte quasi sospeso nel vuoto. Il colpo d’occhio è incredibile ma il castello purtroppo non è visitabile. Fu costruito per esigenze difensive nell’XI secolo, poi in età rinascimentale è diventato un palazzo signorile.

Il rione Rivolta
Abbiamo raggiunto il villaggio di Rivolta scendendo un numero considerevole di gradini. Lungo le pendici della gravina è stato creato un percorso sicuro che rende l’esplorazione possibile (con un po’ di attenzione) anche a chi come noi ha i bambini più piccoli. Nel Rione Rivolta si aprono ben 66 grotte disposte su 5 livelli collegati da un sistema di scalette ben illuminate anche a sera. Le case-grotta sono visitabili e mostrano le tracce della vita che vi si trascorreva: vi sono cisterne, mensole, frantoi, ambienti per animali. Le case condividevano spazi in comune e cisterne o forni. In generale, animali e uomini vivevano in promiscuità. In alcune, si intravedono lastroni ed elementi architettonici più raffinati che fanno pensare all’esistenza di famiglie più benestanti.


È stato bello percorrere i camminamenti tra le grotte e riempire gli occhi del verde generoso della vegetazione profumatissima. La rucola, la mentuccia, il timo: ci arrivava di tanto in tanto alle narici un bouquet pungente capace di descrivere un paesaggio olfattivo molto ricco e molto antico.
Ci ha colpito inoltre questa strana forma di architettura per sottrazione, segno di un’umanità capace di industriarsi pur possedendo poche risorse. Le case si ottenevano, infatti, scavando nella tenera calcarenite. Gli ambienti, con le porte rivolte a Sud, erano fatti in modo da trattenere il calore nei mesi estivi e assicurare il fresco nelle calde estati mediterranee.
Tempo di visita: circa due ore. Foto scattate: una valanga.




Il rione Casale
Il rione Casale è un altro villaggio rupestre che si incontra scendendo nella conca del torrente. Qui le case-grotta si mescolano a case che uniscono una parte scavata nella grotta a una parte costituita da alzato. Architettura per sottrazione e architettura tradizionale si mescolano in un insieme particolarmente suggestivo che fa pensare a un paese fantasma, ancor più precario di Rivolta. Il villaggio purtroppo porta ancora i segni delle alluvioni avvenute nel 1857 e, recentemente, nel 2013 che hanno danneggiato le chiese rupestri dei Santi Medici e di San Domenico.

si mescola a quella tradizionale con mura e alzato. L’aspetto complessivo è quello di un paese fantasma
La visita richiede una maggiore attenzione nel percorso e non è molto adatta a bambini piccoli come i nostri. In più, abbiamo avuto l’infelice idea di portarci dietro il passeggino. È stato un grave errore. Se possibile, vi consigliamo di utilizzare marsupi e fasce oppure di evitare questa parte di percorso.




In ogni caso, il panorama di Casale si può ammirare tutto dal sagrato della Chiesa Matrice, un tempo intitolata a San Martino di Tours e oggi dedicata alla protettrice della città che è la Madonna del S.S Rosario. La visita alla chiesa matrice è stata per noi occasione non solo per ammirarne la facciata rinascimentale e l’interno che sembra sospeso nel tempo con le sue pale e le sue statue, ma anche e soprattutto per conoscerne il custode e sua moglie. Il signor Carmelo è inoltre un ottimo cicerone, disposto a illustrare i segreti del rione Casale di cui è l’angelo custode.
Tempo di visita: 1 ora e mezzo. Foto consigliata: dall’interno della Villa di Via Gori n.23 verso l’esterno.
I nostri consigli per visitare la gravina di Ginosa al meglio
Vi consigliamo di visitare la città affidandovi a Visit Ginosa che vi propone tantissime esperienze di durata varia e di varia difficoltà, dal trekking all’escursione teatrale, dall’esperienza fotografica a quella gastronomica. Il filo rosso fra le diverse proposte è la ricerca dell’autenticità. Noi, in particolare, siamo stati affiancati da una guida professionista molto brava, Romina D’Attoma che ci ha spiegato tutto nei minimi dettagli senza mai annoiarci.
Se invece voleste partecipare a un evento popolare potente, nel corso della settimana santa la gravina diventa scenario di una Passio Christi che fa rivivere gli stessi paesaggi scelti da Pasolini per il suo “Vangelo secondo Matteo”



Dove mangiare a Ginosa
Veniamo al cibo. Ne siamo profondamente convinti: per conoscere un luogo nel suo profondo non bisogna trascurare la tavola. E noi non ci facciamo mai mancare una lunga sosta mangereccia.
Dove mangiare a Ginosa? Vi raccontiamo la nostra esperienza e ve la consigliamo.
Di sera, alla fine delle vostre escursioni, ci sentiamo di consigliarvi prima di tutto una braceria. Sarà il modo migliore per rifocillarvi e ricompensarvi delle fatiche. Noi abbiamo scelto la Macelleria Braceria Carpignano, in via Bologna n.5. Si tratta proprio di una macelleria che di sera offre servizio di fornello e rosticceria. Qui potrete assaggiare salumi e formaggi e, naturalmente, la carne locale. Nella Puglia interna è abbastanza abituale imbattersi in bracerie dove è possibile scegliere al banco la carne da farsi arrostire.

Le bracerie non sono aperte a pranzo, o meglio, funzionano come semplici macellerie senza fornello. Perciò bisognerà ripiegare su un ristorante o una pizzeria tradizionale. Ne abbiamo visti diversi anche attorno alla piazza dell’Orologio ma non abbiamo elementi per valutarli.
Come raggiungere la città
Per raggiungere Ginosa l’ideale è spostarsi in auto. Il consiglio è valido per la maggior parte dei paesi della Puglia più interna. Ginosa si trova al confine con la Basilicata ed è l’ultima città della Puglia jonica. Siamo a 65, 1 Km da Taranto e solo a 24,6 Km da Matera con cui è ben collegata. La città ha anche una frazione balneare sul Golfo di Taranto che si chiama Marina di Ginosa e dista dal centro cittadino circa 21 km.
Da Bari è possibile raggiungere Matera in treno e di qui raggiungere Ginosa in autobus. Anche Taranto è collegata a Ginosa per mezzo di autobus, ma ci si impiega mediamente due ore e mezzo.
Conclusioni Mon amour
Col nostro articolo speriamo davvero di avervi convinto a visitare Ginosa. Noi l’abbiamo apprezzata molto e siamo sempre più convinti che raccontare la Puglia meno nota sia la nostra vocazione.
Pian piano, in compagnia dei nostri bimbi e intralciati da passeggini e giocattoli, stiamo esplorando la Terra delle Gravine. Abbiamo già raccontato le mirabili Grotte di Dio di Mottola e la via Ellenica (di cui fa parte anche Ginosa), ma non ci fermeremo. Continueremo a tracciare itinerari di provincia e di prossimità e a scoprire il bello che si nasconde nel piccolo.
Continuerete a seguirci? Ci contiamo! Intanto vi aspettiamo nei commenti.
