“Un passo dopo l’altro” del giornalista, blogger e scrittore Lorenzo Tosa è il lungo racconto di un viaggio in treno da Genova Centrale a Riace. Ma è anche occasione per narrare l’Italia dell’impegno civile e delle battaglie non ancora risolte. Di ferite che potrebbero riaprirsi e di speranza (sempre e comunque). Fermata dopo fermata, accogliamo la storia di uomini e di donne che hanno affrontato o stanno affrontando sfide molto dure. Dai pregiudizi, al mostro sempre vivo del razzismo, dalla salvaguardia dell’ambiente all’inattesa, spiazzante pandemia. Testimonianze che s’intrecciano, si accavallano e infine si sciolgono restituendoci lo spaccato di un Paese ricco di contraddizioni.
Abbiamo deciso di recensirlo per due motivi. Il primo è la scelta del viaggio in treno come cornice narrativa. Ci piaceva l’idea che un viaggio da Nord a Sud scandisse racconti ambientati nelle diverse città d’Italia. Il secondo invece è legato alla meta, Riace. Un borgo del profondo Sud, protagonista di una favola cosmopolita (per ora) senza lieto fine.
È una lettura, pensiamo, che starebbe bene a scuola in un percorso di educazione alla cittadinanza attiva. Ma lo consigliamo anche a chi ama il genere biografico e l’attualità. Siete curiosi? Continuate a leggere.
Scheda
Titolo: Un passo dopo l’altro. Viaggio nell’Italia che resiste, nonostante tutto
Autore: Lorenzo Tosa
Casa Editrice: Mondadori
Collana: Strade Blu
Anno: 2020
Pagine: 228
Prezzo: 17.10 £
Un passo dopo l’altro – Lorenzo Tosa: la nostra recensione
Lorenzo Tosa li chiama per nome. Liliana, Luciana, Mailuna, Chiara, Elena, Mimmo, Jasmine, Daniele e Potito. Come se fossero amici della porta accanto. Tutti, nel loro piccolo, si presentano a noi come eroi del quotidiano.
Avete presente gli exempla della storia antica e medievale? Le loro storie ce li ricordano molto. Perché diventano spunto di riflessione e precisa espressione di valori da condividere. Insomma, insegnamenti. Alcuni sono personaggi noti: Liliana Segre, Mimmo Lucano. Altri del tutto sconosciuti: Mailuna, Daniele, Potito. Altri ancora comprimari, ma solo all’apparenza: Luciana (l’amica di Liliana e compagna di speranza e sofferenza) o Jasmine (folgorata dall’esperimento di Mimmo Lucano). Le loro vicende si pongono l’una accanto all’altra con naturalezza, come parte di un unico grande dialogo.
I luoghi
E poi ci sono i luoghi. La volontà di Tosa di partire, zaino in spalla, in cerca di storie e con la precisa volontà di perdersi. Di non puntare a una meta precisa. Anche se poi il suo viaggio finisce a Riace, Villaggio globale. E non è un caso.
“Riace è un crocchio di case arricciate l’una sull’altra, che si scoprono al tronante della strada d’improvviso, quasi nascoste, pochi istanti prima, dai valloni selvaggi delle pendici aspromontane. Riace è così: si vede e non si vede”
Tra le pagine più belle di questa raccolta ci sono quelle che descrivono il borgo vecchio nella relazione di un anonimo ispettore. Mandato nel 2017 a indagare sulle presunte anomalie del Centro di Accoglienza, ne dipingerà un quadro commovente, letterario. Lontano anni luce dal burocratichese che ti aspetti in una relazione ispettiva. Le case aggrappolate dell’antico borgo faranno da cornice al racconto che vede Mimmo e Jasmine come protagonisti e su cui si chiude, amaramente, il libro.
Lasciando però uno spiraglio a quella strana forma di speranza che è la resistenza
La struttura e lo stile
Il libro è composto da 27 capitoli. Nei loro titoli si alternano i nomi dei protagonisti a quelli dei luoghi in cui si ferma il treno che conduce Tosa in Calabria. A volte si ha la sensazione che manchi un po’ di sintesi e che cali la tensione narrativa. Lo stile infatti è piano, semplice, senza particolari picchi. Chi segue Lorenzo Tosa sulla sua pagina Facebook (Ndr : la terza più seguita in Italia) ne riconosce però la stessa chiarezza e la stessa retorica “buona”, quella che non disturba ma guida il lettore. Così Un passo dopo l’altro riesce a parlare a tutti. Ed è senz’altro una dote.

Consclusioni mon amour
Un passo dopo l’altro di Lorenzo Tosa ci ha colpito … anche per la copertina, lo confessiamo. Lo sappiamo non è professionale dirlo. Ma è completamente sulle nostre corde, irresistibile. Chiesette, campanili, monumenti e infine il borgo in cima ad un cucuzzolo: tutto in una valigia aperta. Come gli orizzonti di chi viaggia.
E poi lo sapevate che il 2020 è stato l’anno dedicato ai treni storici e al turismo su rotaia? La pandemia ha bloccato in parte le iniziative previste, ma ci è piaciuta l’idea di un libro che originasse proprio da un viaggio su rotaia. Da sempre occasione di incontri (e di scontri!), terreno fertile per storie e osservazioni. Perciò in questi ultimi mesi del 2020, leggetelo, e fateci sapere nei commenti che cosa ne pensate. A noi è sembrato un buon libro.
Voto: sette e mezzo
