Smellscapes: che cosa sono?
Paesaggi olfattivi: è questa grosso modo la traduzione. Per darne una definizione più precisa, un paesaggio olfattivo è l’insieme degli odori presenti in un’area, capaci di suscitare sensazioni piacevoli o sgradevoli nelle persone che li percepiscono. Uno smellscape trova la sua rappresentazione simbolica nelle mappe sensoriali, vere e proprie carte tematiche che tracciano la distribuzione degli odori in una città. È espressione di un nuovo approccio dell’urbanistica che si muove dall’alveo della geografia emozionale e si sostanzia del contributo di numerose discipline: la cartografia, l’analisi, il design, la psicologia della percezione.
Da sempre nella progettazione degli spazi, così come nella descrizione di un luogo da vivere o da visitare, si è tenuto conto solo del senso della vista. Pensiamo ai viaggi. Le cartoline che qualche anno fa spedivamo agli amici o le fotografie a milioni che oggi accumuliamo negli smartphone, lo testimoniano. Viviamo immersi in una cultura fatta soprattutto di immagini e perciò ci siamo abituati a considerare i luoghi per i loro panorami, gli scorci, le volumetrie dei monumenti. Abbiamo persino coniato il termine “instagrammabile” per indicare luoghi fotogenici e che si prestano alla condivisione sui canali social.
Eppure quando ci immergiamo in uno spazio, il nostro corpo partecipa all’esperienza con tutti e cinque i sensi. E l’olfatto spesso gioca un ruolo fondamentale nel giudizio che vi diamo, benché spesso ce ne sfugga la portata. La memoria dei luoghi è legata fortemente agli odori. E gli odori, per quanto effimeri, episodici e difficili da definire, hanno uno straordinario potere evocativo. Perciò, da qualche anno a questa parte, nella progettazione degli spazi e nella loro valutazione, gli aromi hanno assunto una rilevanza maggiore. E attorno al concetto di smellscape si è sviluppato un interessante filone di ricerca.

Smellscapes: un po’ di storia
Nel 1985 John Douglas Porteus, Professore di Geografia presso l’Università di Victoria, pubblica il saggio Smellscape. Per la prima volta si prende in considerazione il rapporto fra odore e spazio e si definisce teoricamente il concetto di paesaggio olfattivo. Si pongono, inoltre, le basi per la sua rappresentazione attraverso le mappe.
Nel 2013 Victoria Henshaw, urban designer ed ottore di ricerca presso l’Università di Sheffield, nel saggio Urban Smellscapes analizza la relazione fra il design urbano e gli odori. Attraverso le sue smellwalking (passeggiate olfattive) coinvolge gruppi di abitanti di diverse città del mondo. Esplora con loro gli odori di diverse aree urbane e promuove una vera e propria cultura dell’olfatto, utile per il miglioramento della città. Nella sua opera presenta inoltre gli strumenti necessari alla progettazione di Smellscapes. La stessa Henshaw ha dato vita a un blog Smell and the City .
Kate McLean, sulla scia di Victoria Henshaw, ha organizzato diverse passeggiate olfattive con progettisti, architetti del paesaggio, studenti universitari, designer e gente comune. I suoi esperimenti hanno riguardato città come Glagow, Parigi, Singapore, Edimburgo, Pamplona e Amsterdam. E hanno prodotto mappe sensoriali capaci di rappresentare graficamente la distribuzione degli odori nelle diverse aree cittadine.
Smellscapes: le mappe olfattive di Kate McLean
Abbiamo parlato di Smellscapes: che cosa sono e perché sono importanti nella conoscenza di un territorio. In genere gli odori si considerano solo quando hanno effetti negativi sulla città. In realtà, essi concorrono a caratterizzarla e a darle un’identità precisa nella loro totalità. Sia quando sono gradevoli, sia quando non lo sono. L’olfatto inoltre occupa un ruolo essenziale nella conservazione dei ricordi e nella memoria a lungo termine. Perciò la conoscenza di un luogo (e in generale del mondo) non può prescindervi. Da queste riflessioni nascono le mappe olfattive di Kate McLean. Per costruirle sono state organizzate diverse passeggiate olfattive con profumieri, studenti universitari, architetti e semplici cittadini.

L’esempio di Amsterdam
Nell’Aprile del 2013 un gruppo di 44 persone ha percorso i diversi quartieri della città classificando gli odori incontrati. I partecipanti infatti hanno scrutato ogni angolo cacciando la testa nei pertugi e nei posti che spesso passano inosservati. Alla fine sono stati rintracciati 650 odori diversi. Alcuni persistenti, altri episodici, altri ancora intermittenti. Dal confronto fra le occorrenze comuni e dai commenti degli smellwalkers sono state realizzate le mappe, si è passati cioè alla trascrizione in simboli.
Guardando le mappe olfattive di Amsterdam si vede che in certi luoghi dominano gli odori floreali della primavera, in altri quelli speziati del cibo asiatico (Chinatown), in altri ancora quelli dei materiali di costruzione. Su tutti l’aroma di umido che è proprio dei canali. Un sottofondo persistente che ne costituisce il carattere distintivo, al di là di ogni aspettativa. Dalla città infatti ci si aspettava perlopiù l’odore della cannabis dai negozi in cui la si vende liberamente. Bisogna però ricordare che tutti gli smellscapes per quanto scientifici hanno sempre un carattere effimero, sono l’indicazione di una possibilità. In giorni diversi, in stagioni diverse gli odori cambiano: la presenza o l’assenza del vento, l’umido e il calore contribuiscono a creare episodi olfattivi differenti.
Turismo olfattivo in Italia
E in Italia?
Nel 2015 Peter de Cupere ha percorso la città di Palermo in 10 tappe a caccia dei suoi odori tipici, gradevoli e sgradevoli. E la ricerca sul tema ha trovato in Daniele Quercia, Luca Maria Aiello e Rossano Schifanella studiosi attenti alla dimensione olfattiva e alla progettazione di città in cui si viva felici. Insieme, a tal proposito, hanno fondato il progetto Good City life. Abbandonando la prospettiva urbana e abbracciando quella di territorio e di provincia (che ci sta particolarmente a cuore), lo stesso concetto di smellscape potrebbe essere applicato a spazi extraurbani. E marcare l’identità di aree come campi fioriti, campi di erbe selvatiche, macchia mediterranea, parchi naturali, boschi. Contrade da esplorare olfattivamente attraverso smellwalking fuoriporta. A caccia di profumi ma anche di criticità olfattive.
Ma non finisce qui.
In Italia si assiste a un crescente interesse per il senso dell’olfatto soprattutto nell’ambito del turismo esperienziale ed immersivo. La città di Lucca, per esempio, nel 2017 aveva lanciato un percorso che collegava i luoghi odorosi della città. Si può, in realtà, già parlare di un turismo olfattivo. Consideriamo, per empio, il successo registrato negli ultimi anni dai campi di lavanda (in Piemonte, in Friuli, in Emilia Romagna, in Toscana, sulla Sila calabrese e in Sicilia). O iniziative come Itinerolio in Umbria, un evento alla scoperta dei frantoi e dedicato alle fragranze proprie dell’olio. O la visita a vigneti e cantine che costituiscono veri e propri tour emozionali fra i profumi di mosto. Tutto ci mostra quanta forza attrattiva ci sia nell’odore.

Conclusioni mon amour
Il concetto di smellscape è molto affascinante per noi che cerchiamo di raccontare la provincia italiana dall’interno. E per chiunque ami un turismo fatto di passi e di esplorazione. Di immersione sensoriale. Ci siamo domandati se esistano smellscapes coincidenti con le singole province. Quali sono gli odori che tracciano la Terra di Bari oppure quelli che caratterizzano le gravine del materano? E la Val d’Orcia di che cosa profuma esattamente? E l’Aspromonte?
Forse non è possibile mappare olfattivamente l’Italia intera, borgo per borgo, anche se ci piacerebbe molto individuare (almeno) l’odore prevalente di ciascun territorio. Perché da sempre gli aromi sono parte essenziale dei nostri viaggi. Ci raccontano la quotidianità, le atmosfere, le tradizioni. Tutto passa attraverso il naso. La prima impressione di un luogo è spesso un profumo.
Praga in una sera gelida d’inizio marzo è nei nostri ricordi racchiusa nel sentore di carne e cipolla dal ventre di un’osteria. Una scia lunga e persistente che aveva il caldo sapore di benvenuto. Ma questa è un’altra storia.
