Recensione: Mindscapes di Vittorio Lingiardi. Tema: psicologia del paesaggio.
Mindscapes, psiche nel paesaggio è un saggio di Vittorio Lingiardi, psicologo e psicoterapeuta che insegna all’Università La Sapienza di Roma. L’opera, in certi punti agevole anche per chi come noi non ha conoscenze specifiche di psicologia, indaga la relazione che c’è tra la psiche e i paesaggi. La troviamo una lettura interessante per continuare ad approfondire il filone della geografia emozionale (per saperne di più leggete qui) con gli strumenti della psicologia del paesaggio e della neuroestetica. Ci sono infatti molti modi di viaggiare e a noi piace farlo soprattutto guardandoci dentro e cercando di scoprire le radici della nostra passione per i piccoli paesi, per la vita di provincia e per i suoi spazi tradizionali.

Il saggio oltre che della psicologia, della psicoanalisi e della neuroestetica si serve anche della letteratura, dell’arte e di bellissime citazioni per guidarci in un percorso affascinante che mette insieme i ruderi, le cascate, i promontori, i fiumi, i davanzali fioriti e le macerie agli angoli di una vecchia strada presenti nella nostra mente, nella memoria, nei nostri viaggi e nei nostri sogni.
La scheda
Titolo: Mindscapes. Psiche nel paesaggio
Autore: Vittorio Lingiardi
Casa Editrice: Raffaella Cortina Editore
Collana: Minima
Anno: 2017
Pagine: 261
Prezzo: 15,20 £.
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Mindscapes: l’argomento
Che cosa ci attrae di un paesaggio? E perché alcuni elementi ci colpiscono subito mentre altri non li scorgiamo neppure? Qual è la molla che ci spinge ad esplorare alcuni luoghi e a trascurarne altri? Noi ce lo siamo chiesti tante volte. Di fronte alla nostra passione per i vicoli contorti, un po’ labirintici, complicati da archi e scale. E anche di fronte all’interesse per il mondo di provincia con i suoi luoghi tipici e a sua estetica novecentesca.
La risposta, dice Lingiardi, è nella nostra biografia, nella nostra memoria, nel tessuto delle prime esperienze elaborate e – naturalmente – nell’inconscio, qualunque cosa sia. L’autore conia una parola nuova: Mindscapes. Il neologismo sta ad indicare non solo i paesaggi presenti nella nostra psiche (sottoforma di archetipi, ricordi, sogni) ma anche la stessa psiche presente nei paesaggi in cui ci imbattiamo (e che inevitabilmente leggiamo sulla base di come funziona la nostra mente). Per poter stare al mondo non possiamo ignorare i luoghi, anzi come scrive Lingiardi citando un altro psicologo assai noto, Pontalis, “per avere speranza di essere noi stessi dobbiamo avere molti luoghi dentro di noi”.
Mindscapes: cosa ci ha colpito
L’opera è composta da un’evocazione, tredici capitoli di lunghezza variabile e introdotti da suggestive citazioni, il congedo o capitolo quattordicesimo. Seguono i sentieri bibliografici. Sentieri che procedono in realtà in un bosco fitto di pubblicazioni e che si possono percorrere anche con l’intenzione precipua di perdersi in tutta questa folta letteratura.
Ci ha colpito in particolare il capitolo quinto che si occupa di neuroestetica e soddisfa molte delle nostre curiosità. Lo sapevate per esempio che siamo esteticamente attratti soprattutto da quei paesaggi che presentano del verde e dell’acqua? Altro elemento capace di attivare il nostro gradimento è, poi, la lontananza. Non tanto fisica quanto concettuale. Siamo colpiti maggiormente da luoghi che appaiono diversi rispetto alla nostra quotidianità, un altrove rassicurante in cui fuggire. Anche solo con la fantasia.
Secondo le ricerche di Rachel e Stephen Kaplan, che hanno studiato le preferenze paesaggistiche, sono quattro le caratteristiche che ci spingono ad apprezzare un paesaggio:
- La coerenza. Cioè se tutti gli elementi che lo compongono sono in armonia e non c’è dissonanza.
- La leggibilità. Cioè la facilità con cui riusciamo a catalogarlo nelle nostre categorie mentali.
- La complessità. Cioè che vi siano molte componenti, tanti strati.
- Il mistero. Perché asseconda il nostro bisogno di esplorazione e scoperta, senza però spaventarci. Pensiamo alla galleria in penombra di un centro storico fiorito: chi non vorrebbe seguirla per vedere dove sbuca?
Un esempio?
Nella foto qui sotto ci sono tutti e quattro gli elementi individuati dai Kaplan. Rappresenta uno scorcio coerente di un borgo mediterraneo: l’intonaco bianco, le persiane, le scale, le porte di foggia antica. È facilmente catalogabile come atrio cinto da case antiche. È un insieme complesso di più elementi, una architettura capricciosa ricchissima di dettagli. Ci invita alla esplorazione perché istintivamente vorremmo percorrerne le scale ed esplorare il terrazzino parzialmente coperto e gli ambienti interni di cui vediamo solo finestre e balconcini occhieggianti.
Non è un caso che questo sia stato tra gli scatti più apprezzati sulla nostra pagina Instagram. E che il piccolo chiasso fiorito resti uno degli angolini più fotografati e “spiati” del paese vecchio di Monopoli.

Ma benché vi siano paesaggi con queste caratteristiche mediamente preferiti da molti, ciò che ci porta ad amare un luogo piuttosto che un altro resta soggettivo. Nel capitolo settimo si parla, infatti, di Amor Loci, un territorio complesso che sfugge alle definizioni e spesso anche alla nostra coscienza. I luoghi che amiamo sono in realtà una stratificazione di memorie, di fantasie, di sogni, sono capaci di evocare ricordi sopiti, sensazioni lontane. Hanno a che fare nel profondo con la nostra identità e perciò appaiono difficilmente condivisibili o sovrapponibili ai luoghi amati da un altro.
Uno stesso quartiere cittadino può essere percepito come familiare e accogliente da qualcuno e assolutamente respingente da un altro, pur in assenza di evidenti motivi che ci spingano all’una o all’altra reazione.
Conclusioni mon amour
Mindscapes, psiche nel paesaggio è una lettura ricca di spunti per chi ama viaggiare e interrogarsi sui luoghi e sulla fascinazione da loro esercitata. Nelle pagine finali vi è una completa bibliografia suddivisa per paragrafi che ci ha dato informazioni utili ad approfondire gli argomenti solo accennati. In alcuni passi, noi che siamo a digiuno di psicoanalisi, lo abbiamo trovato più ostico e tecnico, ma complessivamente lo consigliamo. La scrittura è piana e accurata, ricchissima di citazioni emozionanti. Voto: sette e mezzo.