Una passeggiata per i vicoli del centro storico di Monopoli tra il vecchio porticciolo e le piazze storiche schiude in questi mesi una sorpresa. Il Phest 2020. Il Festival internazionale di fotografia e arte dedicato al Mediterraneo e ispirato al pensiero meridiano di Franco Cassano. Un museo a cielo aperto che prevede l’esposizione di moltissimi artisti di fama mondiale. E che da Monopoli vuole raccontare il mondo circostante, quello al di là dal mare: i Balcani, il Medio Oriente, l’Africa, tutto il bacino del Mediterraneo, culla antichissima di civiltà. Per garantire il distanziamento sociale, quest’anno il festival è quasi completamente outdoor.
La manifestazione, giunta ormai alla sua quinta edizione, ha inoltre un respiro più ampio. La mostra infatti è iniziata il 7 Agosto e si protrarrà sino al 1 Novembre. Il tema centrale è la terra, nella sua duplice accezione: cosmo ma anche agricoltura, casa comune ma anche luogo di fatica e di ricchezza. Le fotografie, incastonate nei muri degli antichi edifici e disseminate nei punti più suggestivi del paese vecchio, ci costringono a rallentare. A esplorare i vicoli con calma, a passo lento, celebrando la città che si apre al mondo e alla contemporaneità.
Per noi e per i nostri bambini, innamorati delle fotografie che sfilano di fronte al mare, il PhEst è diventato un appuntamento imperdibile. Perciò abbiamo deciso di raccontarvelo e di consigliarvelo.
Cosa troverai in questo articolo
PhEst 2020: orari e biglietti
- Le 18 mostre outdoor sono sempre aperte. Per goderle appieno vi suggeriamo di sfruttare la luce del sole e di non aspettare la sera.
- Le 6 mostre nel Castello di Carlo V sono visitabili tutti i giorni dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 19.30 alle 22.00. La visita in questo caso deve essere prenotata o con e-mail a castello@comune.monopoli.ba.it o telefonicamente: 080 41 40 208.
- L’Info Point – Corner PhEst è aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00 nella Sala Dei Pescatori in Piazza Giuseppe Garibaldi, 24.
- Non c’è biglietto di ingresso. Tutto è gratuito.
- Tutte le esposizioni sono perfettamente accessibili anche a persone con ridotta mobilità.

PhEst 2020: la nostra esperienza
La passeggiata lungo il perimetro dell’antico porticciolo fino al faro e il wandering (girovagare senza una meta come i viaggiatori romantici) per i vicoli più interni è un’ abitudine che non ci stanca mai. È parte integrante delle nostre domeniche autunnali e primaverili e anche i nostri bambini ne sono innamorati. Il PhEst ogni anno ci dà un motivo in più per esplorare le strade a noi così care. Le presenta, infatti, in una veste nuova, colorata, bizzarra. Punteggiate di stendardi e cartelloni è facile per ciascuno seguire il proprio percorso ideale. E ammirare al contempo palazzi, chiesette e opere d’arte contemporanee.
Il centro storico
Abbiamo iniziato il nostro percorso dallo stradone di Piazza Vittorio Emanuele che mostra la bellezza nascosta delle creature del mare (Micro Beauty di Igor Siwanowicz). Grazie agli ingrandimenti fatti al microscopio è possibile scoprire le geometrie perfette e colorate di organismi minuscoli che popolano la terra così come noi. La scelta di collocare le stampe sul pavimento fa sì che le si scambi, in lontananza, per le opere in gesso dei madonnari, poesia d’arte popolare. Ci siamo diretti poi al porto vecchio per seguire la suggestiva teoria delle grandi fotografie esposte di fronte al mare.
Nella luce piena del mezzogiorno e fra i riflessi del mare, i colori delle opere prendevano vita: una vera magia. Come finestre aperte su nuovi mondi. Un dialogo potentissimo tra presente e passato. Cavalli, contadini, bambini a contatto con la terra e i suoi frutti, attrezzi. Di questo ci hanno raccontato le esposizioni lungo il molo pur con stili e linguaggi molto diversi. Per esempio Ground Control di Roselena Ramistella e The future of farmig 2050 di Luca Locatelli.

Ci sono molti modi per godere di queste mostre: lasciarsi guidare dagli occhi e dall’istinto. Oppure seguire un percorso ragionato, guidato dalla cartellonistica gialla che presenta le opere, gli artisti e il loro intento. Noi uniamo entrambi gli approcci. Così, terminato il tour del porto, ci siamo diretti in Piazza Palmieri. Dove abbiamo scoperto Ustica di Jacob Balzani Lööv. Un’esposizione dal carattere malinconico e intimistico che racconta l’isola diventata famosa per l’enigmatica tragedia di quarant’anni fa.
Cala Portavecchia
Un altro luogo ad alto voltaggio emozionale è Cala Portavecchia. Qui le foto sono esposte sulla muraglia che si affaccia sul mare. Ma anche su un piccolo scoglio che fiorisce al centro dell’insenatura (Antartide di Igor Gvozdovskyy). E in fine, per chi ha voglia di una piccola immersione con maschera e boccaglio, sott’acqua (See the sea you usually don’t see di National Geographic). Tutte le foto si possono godere dal mare e dagli scogli mentre si fa il bagno o si prende il sole. Noi non avevamo l’abbigliamento adatto e non abbiamo potuto apprezzare pienamente questa esperienza. Ma ci è dispiaciuto. Troviamo però molto interessante l’idea di coniugare l’esperienza di una giornata al mare con quella della visita a una mostra. Il puro relax impreziosito dall’arte e dalla cultura.

Conclusioni Mon Amour
Il tema scelto dal PhEst 2020 è un invito per i turisti di passaggio e per i cittadini alla responsabilità verso il nostro pianeta. Alla tutela della sua bellezza. La fotografia e l’arte non si offrono a noi solo per la pura contemplazione, ma anche come momento di riflessione. Tra un tuffo nell’acqua cristallina e una sosta in piazzetta ci insegnano comportamenti più sostenibili, indicando possibili strade da percorrere per risolvere problemi ancora aperti. Se vi incuriosisce la filosofia che anima il PhEst potete consultare l’home page del sito ufficiale.
Il PhEst 2020 è secondo noi anche un’ottima occasione per raccontare la provincia (lo scopo del nostro progetto) in una veste diversa. Siamo infatti abituati a considerare i paesi più piccoli solo sulla base del loro legame al passato, attribuendo alle metropoli lo slancio verso il futuro e l’attenzione alla modernità. Eventi come questo mostrano, invece, la capacità di coniugare la tradizione con le tendenze contemporanee, il locale con il globale. Perché il Festival non guarda solo alle radici, ma si apre al mondo intero. E colloca il porticciolo di Monopoli nel cuore antico (ricchissimo e controverso) del Mediterraneo.
Se volete conoscere altri motivi per cui visitare Monopoli, leggete il nostro articolo dedicato a Monopoli in bassa stagione