Siamo giunti a Morano Calabro (CS): cosa vedere nel paese che a tutti sembra un presepe?
Tetti spioventi color ruggine sulle case di pietra grigia che si offrono allo sguardo in un colpo d’occhio. Un ripido cono ricoperto di case strette, tanto fitte da sembrare la propaggine tentacolare di un unico grandissimo palazzo. Il paese distende le sue scalette e le sue logge lungo la costa del monte lasciando intravedere sulla cima una chiesa e, poco più in là, i ruderi di un castello dalle finestre arcuate e vuote.
Il prodigio però avviene a sera, quando nell’ultimo azzurro, si accendono le luci. Allora la sensazione di andare incontro a un presepe non è più solo il vezzo di un’etichetta cara al turismo degli ultimi tempi (tanto romantico), ma una promessa mantenuta. Una bellezza intima che se ne sta in disparte, chiusa nel cuore del Massiccio del Pollino.
L’abbiamo già detto che noi di Provincia Mon Amour abbiamo un debole per i paesi d’Appennino? Per questo abbiamo deciso di raccontarvi nei dettagli la nostra gita al borgo di Morano Calabro in modo che possa esservi di ispirazione. E utile se avete già deciso di visitarlo insieme ad altri borghi del Pollino calabrese. Vi ricordiamo, inoltre, che il paese con i suoi 4201 abitanti fa parte dei Borghi più belli d’Italia e ha ottenuto la Bandiera arancione del Touring Club italiano.

Morano Calabro: cosa vedere
Siamo giunti in paese dalla costa ionica, proprio come la leggendaria orda di saraceni che gli abitanti del luogo avrebbero sconfitto nel 1076. E che ha ispirato lo stemma cittadino: un Moro fra tre colli.
La prima cosa che ci siamo chiesti quando siamo arrivati e contemplavamo il paese dal basso non era cosa vedere a Morano Calabro, ma piuttosto come arrivarci. Ci sembrava un borgo così ripido che temevamo di doverci impegnare in una vera e propria scalata. In realtà, con un paio di scarpe basse e un po’ di buona lena si è pronti ad affrontate scale di pietra e ripide salite, tornanti incastrati fra le case e gradoni. Non serve neppure una piantina, benché il paese ne offre tante sui cartelloni.
Salire. Salire. Salire. Basta questo. E nel frattempo godersi il dedalo di strade, le chiese, le case, i fiori. E le antiche fotografie che decorano le mura delle strade principali. Fotografie che raccontano il paese, i riti, la gente.
Cenni storici: i Mori e gli artisti.
Prima di abbandonarci al resoconto della nostra gita vogliamo riportare alcune notizie storiche che ci hanno incuriosito.
Il nome Morano Calabro farebbe pensare ai Mori e alla battaglia, nota col nome di Petrafòcu, combattuta nell’XI secolo contro i saraceni. In realtà, però, l’esistenza del paese è attestata già in età romana con il nome di Muranum. Se si fa risalire la sua origine all’epoca della Magna Grecia, si potrebbe accostare il nome di Morano al verbo greco merùo, ossia accumulare. Ed è proprio l’accumulo l’elemento architettonico che balza agli occhi del visitatore, assieme all’estrema pendenza.
Fu, tuttavia, il XVIII secolo il periodo di maggiore splendore per il paese. Si scatenò infatti un’accesissima competizione fra le chiese dei SS.Pietro e Paolo, San Nicola e Santa Maria Maddalena su chi dovesse ottenere il titolo di Chiesa Madre e l’arcipretura. La battaglia si combatté a suon di opere d’arte, ancora oggi visibili. Pensiamo ad artisti come il veneto Bartolomeo Vivarini o a Pietro Bernini, figlio di Gianlorenzo. A spuntarla fu, alla fine, la Collegiata di Santa Maria Maddalena con le sue cupole maiolicate: un punto di luce visibile da diversi punti della città.
Ma la storia della città vanta la presenza di artisti anche in tempi moderni, come testimonia l’incisione realizzata da Escher in cui il paese e i monti circostanti sono rappresentati ribaltati come in uno specchio. Del resto, tutti sottolineano come lo stesso paese con le sue scale irregolari ricordi proprio le xilografie del visionario incisore olandese.
Le chiese e l’arte
La prima chiesa che si incontra, nella parte più bassa del paese, è il complesso di San Bernardino da Siena, il protettore della città. La chiesa ha una facciata con un portico a quattro arcate e un bel chiostro. La nostra attenzione si è però appuntata sulla villa antistante, con i suoi alberi secolari. Un tempo la villa comunale era di proprietà del monastero. Abbiamo passeggiato per un po’ all’ombra, in un’aria leggera e profumata dopo la pioggia. Ci sentivamo come in attesa di cose belle, anche solo di un arcobaleno oltre le case aggrappolate.
Con questo spirito abbiamo accolto la visione della Collegiata di Santa Maria Maddalena, la chiesa madre: spiccavano le cupole maiolicate verdi e ocra. Rilucevano sul grigio delle altre case. La chiesa ci ha sorpreso per gli interni barocchissimi (la nostra bambina ne era intimorita, in realtà). L’elemento più pregiato, però, si nascondeva in sagrestia, per fortuna aperta: si trattava del Polittico del Vivarini con i suoi 25 santi. Al centro mostrava la Madonna col Bambino fra San Francesco e San Bernardino: le figure più grandi dell’intera rappresentazione. La chiesa con le sue sculture (gli angeli del transetto sono attribuiti al Bernini), il pulpito e il coro ligneo può essere considerata un vero e proprio museo.
Non da meno però si è rivelata la Chiesa medievale dei Santi Pietro e Paolo sulla sommità del paese. È la più antica (1007 d.C.). Arrivarci è faticoso, ma gli interni valgono ogni sforzo. Anche qui abbiamo ammirato un prezioso coro ligneo e due coppie di statue attribuite a Pietro Bernini: Santa Caterina d’Alessandria e Santa Lucia da una parte; San Pietro e San Paolo dall’altra. Nelle nicchie laterali vi erano inoltre molte altre opere: non è difficile capire perché questa chiesa nel Settecento contendesse il primato alle altre.
Il quartiere labirinto
Le strade del borgo sono labirinti composti di pertugi. La tentazione di seguire strettoie e sottopassi è stata fortissima: ci siamo infilati in una stradina con curva a gomito e persiane verdi, lungo scalette che conducevano a un cortile privata, in tutte le gallerie. C’era da parte nostra una felicità inquieta e pazzerella assecondata dall’aria frizzante. Deliziosa la sosta davanti a una casa tutta rosa.

Il Quartiere dei Lauri e il Rione San Nicola, un tempo abitato dagli ebrei, sono costituiti da molte case fitte, disposte capricciosamente. Tantissimi sono gli scorci e gli slarghi panoramici, come Porta Ferrante, a cui rubare una foto. E guardare dall’alto i tetti color ruggine che c’eravamo lasciati di sotto. Nell’omonimo quartiere troviamo la chiesa di San Nicola da Bari che è composta due piani sovrapposti appartenenti a epoche e stili differenti. La parte inferiore, più antica e dedicata alla Madonna delle Grazie, pare che in passato fosse una sinagoga segreta. Gli ebrei che abitavano il quartiere (il suo secondo nome è Giudea) vi accedevano dalla parte superiore, confondendosi con i cristiani.
Il castello
Salendo sempre più su, non solo si raggiunge la Collegiata dei SS. Pietro e Paolo, di cui abbiamo già parlato, ma anche ciò che resta del Castello normanno – svevo che domina la valle del Coscile. Il castello che un tempo aveva tre piani e sei torrioni fu distrutto dai francesi nei primi anni dell’Ottocento. Oggi impressiona con le sue orbite vuote da cui ci aspettavamo un bel fantasma azzurrino. Al di là di ogni gotica fantasia, qui avevamo la sensazione di essere nel cuore del Pollino. Con gli alberi di pino e di faggio che circondavano il paese.

Le botteghe e il senso di accoglienza
Nel corso della nostra passeggiata siamo stati colpiti dalle numerose botteghe che abbiamo incontrato lungo la strada e dai loro proprietari. Una barberia. Una tabacchi. Il pizzicagnolo. Un macellaio gentilissimo sulla soglia del suo locale da cui abbiamo ricevuto molte preziose informazioni. E poi un’agenzia di viaggi che mostrava con la locandina d’epoca le tariffe per i viaggi oltreoceano ai tempi in cui si emigrava in America.
Il genius loci del paese è qui, secondo noi. In questa passeggiata nel tempo fra insegne e fotografie, nel senso profondo di accoglienza che abbiamo sentito, nella targa coloratissima del municipio: Qui la ‘ndrangheta non entra.
Morano Calabro: dove fare un aperitivo al volo
Di solito amiamo la cucina tipica e fermarci per un pranzo o una cena a ritmo lentissimo. Questa volta non è stato possibile. Avevamo persino individuato una trattoria con ottime recensioni e che ci tentava molto (Antico borgo, vi lasciamo il link al loro sito), ma alla fine abbiamo preferito una sosta al volo. Ci siamo regalati un aperitivo (abbondante!) sul terrazzino pieno di verde del My Coffee dalle parti della Collegiata di Santa Maria Maddalena, dove avevamo parcheggiato liberamente. Il punto forte di questo piccolo locale sono i tavolini all’aperto che contemplano la villa e la vicinanza alla chiesa principale.
Rinvigoriti dalla pausa ma anche dall’ambiente molto giovane (c’erano tanti universitari in vacanza), abbiamo ripreso l’auto dirigendoci a Campotanese alla ricerca del Parco della lavanda.
Morano Calabro: il Parco della lavanda, un vero paesaggio olfattivo
Il parco della lavanda si trova a circa 2 Km da Morano Calabro e dallo svincolo autostradale, nella frazione di Campotenese. È aperto dal 20 Giugno al 20 Agosto circa (quest’anno anche qualche giorno in più), ossia nel periodo della fioritura della lavanda. Il costo è di soli due euro e la visita è guidata, dura poco più di 40 minuti e permette di scoprire tante curiosità attorno al mondo della lavanda. Bellissimo è tuttavia il percorso tra i filari e il loro profumo antico.

Vi ricordate quando vi abbiamo parlato degli smellscapes? Ci siamo trovati immersi in un vero e proprio paesaggio olfattivo – molto romantico. Tutto concorreva alla sollecitazione dei nostri sensi. Il profumo di pulito. Il colore delicato (che faceva impazzire la nostra bambina più grande). Il ronzio degli insetti. Avevamo la sensazione di essere parte di un microcosmo vivo e vivacissimo.
Negli altri mesi la struttura funziona come fattoria didattica con attività laboratoriali per bambini di diverse fasce d’età. Ci spiace che i nostri bimbi non abbiano potuto provare, avrebbero amato sicuramente cimentarsi nella creazione di gessetti profumati. I prodotti naturali realizzati dalla trasformazione della lavanda e di altre erbe possono essere acquistati in ogni momento, anche on line.
Se siete amanti dello stile shabby chic questo luogo vi piacerà molto. Vi è un’area relax, un’area giochi e punti per scattare foto romantiche. Non si possono, invece, consumare o acquistare cibi né fare un picnic. La struttura d’estate è aperta dalle 8.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 20.00.
Curiosità ed eventi nel borgo
Provincia Mon Amour cerca sempre di carpire dai luoghi lo spirito di paese. Un’occasione preziosa sono le manifestazioni folkloristiche, i riti religiosi e profani e le feste. Purtroppo nel giorno della nostra visita non cadeva nessuna ricorrenza particolare, però per fare cosa utile a chi legge, abbiamo raccolto e sintetizzato gli eventi più interessanti. Così, se ne avete la possibilità, potrete organizzare un viaggio proprio nei giorni giusti (restrizioni antiCovid-19 permettendo). Ecco cosa vedere:
- Il 16 Luglio per la Madonna del Carmelo (o del Carmine) si organizza anche la Festa dell’Emigrante: le preghiere votive sono recitate in molte lingue diverse in ricordo dei moranesi che vivono all’estero.
- Il 20 Maggio e nei giorni seguenti, nel corso dei festeggiamenti di San Bernardino (santo patrono della città), ricorre la Festa della Bandiera. Si tratta di un palio in costume che rievoca la celebre battaglia contro i saraceni e la decapitazione della testa del Moro, simbolo della città.

Come raggiungere Morano Calabro
Dalla costa ionica noi siamo giunti a Morano Calabro in auto, dall’autostrada Salerno-Reggio Calabria, uscita Morano Calabro-Castrovillari. Da Sud il tratto di raccordo al paese è di 7 km, da Nord invece si percorrono 12 km dell’ex S.S 19, piuttosto ripidi e ricchi di tornanti.
Per chi arriva in treno, si può fare scalo a Sibari (CS) o a Sapri (SA) e di lì cercare la coincidenza con le autolinee delle Ferrovie Calabro-lucane. Oppure fare scalo a Maratea (PZ) e noleggiare un’auto (opzione consigliata).
Gli aeroporti più vicini sono: Napoli-Capodichino e Lamezia Terme (CZ)
Conclusioni mon amour
Ci sono paesi che lasciano traccia profonda nell’anima di chi li ammira, anche solo per poche ore. Non sempre accade, ma di fatto qui è scoccata una scintilla.
Abbiamo cercato di raccontare il borgo di Morano Calabro, cosa vedere e cosa fare, ma temiamo di non essere riusciti a ricreare con le parole l’esperienza – intensa – che abbiamo vissuto. Perché l’atmosfera è una sensazione ineffabile e personale. Scaturisce dai nostri sguardi che sono diversi, dalla rifrazione della luce, dalle ombre che giocano, dai profumi che cambiano come cambiano le stagioni. È un dialogo emotivo che si stabilisce tra noi e la città. E noi vi auguriamo di iniziarne uno che sia per voi altrettanto suggestivo.
Consigliamo a chi può permetterselo una sosta più lunga in paese. Soprattutto per chi ama il trekking, le escursioni in bici o a cavallo. La scelta di alloggiare a Morano Calabro è utile a chi ha voglia di esplorare le bellezze naturalistiche del Pollino (di cui parleremo in un altro articolo) e al contempo di godere la bellezza (e la lentezza) di un borgo.
Per ogni curiosità ulteriore o domanda vi aspettiamo nei commenti.

Mi sarebbe piaciuto visitarla quest’estate. Ci sarà occasione. Per ora conosco molto bene la Sila e Camigliatello
Non mancherà l’occasione di recuperare. Noi te lo consigliamo