Monopoli segreta: abbiamo scelto 5 luoghi misteriosi e nascosti per un tour nei sotterranei della città. A caccia del gotico fra i penetrali delle vecchie chiese. Chi ha paura del buio? Noi no. Perciò vi abbiamo aggiunto anche una ghost story in salsa provinciale. In tutti i paesi, le storie spaventose fanno parte di una tradizione orale che è sempre un patrimonio da preservare. Anche quando mette i brividi.
Ci siamo ispirati ai ricordi della nostra infanzia, quando, poco più che bambini, ci perdevamo fra i vicoli del centro storico in cerca di scheletri. Spaventati e curiosi al contempo. Ci piaceva scovare cappelle in penombra, cripte silenziose e tutto il corredo di leggende che le accompagnava. Del resto è una passione comune a molti farsi sedurre dai luoghi oscuri e dalle loro storie. Anche quando non è Halloween.
La provincia ha sempre una storia di fantasmi da offrire a chi ne è ghiotto e qualche edificio abbandonato che accende la fantasia dei viandanti. Abbiamo perciò selezionato i più interessanti dal punto di vista storico e artistico e raccolto le informazioni che potrebbero aiutarvi nella visita.
Monopoli segreta: le nostre proposte e alcune precisazioni
Diciamolo subito, un luogo nascosto e misterioso non sempre è facilmente raggiungibile. E questo è il bello, in fondo. Perché la difficoltà pungola la sete di avventura.
Anche se la gran parte dei siti proposti si trova nel centro storico, per alcuni l’accesso può essere complicato. Bisogna monitorare i periodi o gli orari di apertura, non sempre regolari, oppure richiedere una visita alle associazioni o alle confraternite che li gestiscono. Usufruire di una guida turistica è il miglior modo per ricostruire la storia dei luoghi e dare un senso a tutti i dettagli. Ma vuol dire anche perdere gran parte della magia e il senso della scoperta. Perciò il consiglio che vi diamo è di godervi una prima visita in solitudine, spontaneamente, immergendovi nel silenzio. Dopo aver fatto una bella scorta di sensazioni – odori, fruscii, tonfi, silenzi, ombre e luci – avrete infatti tutto il tempo per gustarvi la narrazione di un esperto.
Iniziamo!
1. La Chiesa dello Spirito Santo
La Chiesa dello Spirito Santo, ai bordi della rigogliosa Lama Don Angelo, si raggiunge da una stradina sul lato sinistro del cimitero. È perciò nota anche con il nome di Chiesa dei Morti. Un tempo le donne del paese la raggiungevano scalze. Accadeva nei giovedì successivi alla Pasqua, fino alla Pentecoste. Nei lunghi pomeriggi primaverili vi si fermavano per la recita del rosario. Restavano lì in preghiera fino al tramonto e prima che facesse buio se ne tornavano a casa.
Anche oggi è possibile visitare la chiesa solo nel Periodo di Pasqua, al giovedì, e a Pentecoste. Aperture straordinarie però ci sono state nelle Giornate del FAI d’autunno.
Si tratta di una chiesa ipogea del X secolo ampliata successivamente. Vi si accede da una ripida scala che si addentra nel ventre della grotta. Non era questo, però, l’ingresso originario che si trovava dalla parte opposta, ossia di spalle al mare e verso la lama. La stessa abside si presenta in posizione eccentrica rispetto alla scala d’accesso.
Prevale su tutto l’odore di umido e cera. E le ombre che si allungano dalle colonne con i loro capitelli romanici tutti diversi. Preziosi, eh, come gli affreschi. Stupisce riconoscere una struttura a tre navate nel perimetro informe della grotta. Si ha però la sensazione di essere in un edificio ibrido, capovolto. Fermo in un tempo remoto e tutto vibrante nel riverbero rossastro dei ceri. E gli scheletri? Fa capolino, in una conca laterale un gruppetto di ossa, alcune delle quali raccolte in un piccolo scrigno di vetro. Sono state rinvenute in loco.
In un tipico angolo di campagna pugliese la Chiesa dello Spirito Santo, sigillata per gran parte dell’anno, continua a esercitare il fascino ctonio di un luogo devozionale legato ai simboli del fuoco e della terra.
Molti sono gli affreschi ancora visibili Ossa rinvenute in loco in una vecchissima teca Colonne con capitelli romanici
2. La Chiesa del Purgatorio
Si trova in via Argento, poco distante dalla Cattedrale. Il nome ufficiale è Chiesa di Santa Maria del Suffragio, ma per tutti è il Purgatorio. Perché le preghiere di suffragio si indirizzavano alle anime bloccate nel regno di mezzo.
Nel XVII secolo, nei territori a dominazione spagnola, le chiese con questa intitolazione erano molte. E tutte dedicate alla meditazione sulla fugacità del tempo e sul Memento (“ricordati che devi morire”). Era una costante dello stile barocco: da un lato l’opulenza delle decorazioni, dall’altro la macabra attrazione per la morte.
Il Purgatorio di Monopoli ne è un perfetto esempio. Da bambini ne eravamo affascinati e sgomenti. Il ricco portale di legno (1736) illustra il concetto della livella. Sono infatti raffigurati a sbalzo tutti i mestieri dell’uomo. Dai più umili ai più nobili. Dai contadini al Papa e all’Imperatore. Su tutti dominano due scheletri perché gli uomini davanti alla morte sono uguali e impotenti. Ricorre poi sulla facciata la raffigurazione dei teschi e qualche iscrizione, più o meno beffarda, che ci rammenta il comune destino.

Ma per capire quanta paura suscitasse in noi questa chiesa bisogna entrarci. Non solo per ammirare gli splendidi altari barocchi e il prezioso organo settecentesco. Ma anche perché, in una saletta laterale, sono conservate in lunghe teche le mummie di otto confratelli con la tradizionale tunica nera. Si aggiunge ad essi la mummia di una bambina di due anni intatta nei sui abiti preziosi.
La chiesa è spesso aperta negli orari della messa. In ogni caso, è possibile dare una sbirciatina alle mummie dalla grata che si affaccia all’esterno. E sperare di non vederne le ombre o di ascoltarne i sospiri nella notte, come raccontavano le nostre nonne.
3. Le cripte e i sepolcreti
Nel centro storico si possono oggi visitare almeno tre cripte interessanti. La prima che vi proponiamo è la Cripta della Cattedrale, accessibile da Via Argento, e visitabile insieme all’omonimo museo. Le aperture sono garantite nel fine settimana (salvo nuove disposizioni per contrastare la pandemia). Qui è possibile ammirare le fondazioni dell’antica basilica, molte tombe paleocristiane, monumenti funebri e straordinari elementi architettonici del romanico. Interessante osservare dall’alto un misterioso corridoio sotterraneo ritrovato pieno di ossa, la cui funzione e il cui sbocco restano ignoti. La tradizione racconta che l’intera città e tutte le chiese fossero fra loro collegate da cunicoli e canali sotterranei. Al momento però l’archeologia non conferma e non smentisce questa ipotesi.
Altrettanto preziosa è la Cripta della Chiesa di Santa Maria Amalfitana, a due passi da piazza Garibaldi, cuore della movida. Risale all’XI secolo e vi si accede dall’interno della chiesa in muratura. Sarebbe stata realizzata da un gruppo di marinai amalfitani scampati ad un naufragio ed è preceduta da un ossario di epoca indefinita. Proprio il sepolcreto ha alimentato nel corso del tempo il fiorire di leggende relative a presenze inquiete. La chiesa è aperta negli orari delle messe ed è perciò possibile l’accesso alla cripta.
In ultimo, segnaliamo la Cripta di San Leonardo attigua all’omonimo complesso monastico (inagibile). Siamo nel cuore del centro storico, in una zona poco battuta dai turisti. Per visitarla bisogna informarsi presso la confraternita di San Giuseppe che gestisce la Chiesa di San Leonardo, un gioiello del barocco col suo matroneo, un tempo riservato alle nobili benedettine. Le monache nere. Sulla fiancata della chiesa, in una teca, trovate gli orari e le informazioni di contatto. La cripta del XIII secolo ha una pianta informe a doppio abside. Ed è preceduta dall’immancabile sepolcreto.

4. La Sala degli ex voto in Cattedrale
La Sala degli ex voto in Cattedrale non ha nulla in sé di spaventoso. Resta però un luogo carico di mistero, sprofondato nel silenzio e non sempre conosciuto. Vi si accede dall’interno della Basilica. In particolare dal Santuario in onore della Madonna della Madia che poi è la parte superiore della chiesa. Per raggiungerlo bisognerà salire la monumentale rampa di scale sul lato destro dell’abside. Giunti al cospetto dell’icona e nel trionfo barocco dei marmi policromi, l’accesso alla saletta si troverà nella parete di destra. Un po’ nascosto. Non sempre è aperto, ma chiedere di disserrarlo non costa nulla.

La saletta solitaria incute soggezione. Alle pareti occhieggiano tantissime tele che raffigurano i miracoli dalla Madonna della Madia. Si tratta degli ex-voto donati dai fedeli dopo uno scampato pericolo. Esempio di arte popolare, ingenua nelle forme e nei colori. Sono raffigurate soprattutto scene di mare in tempesta, incidenti stradali con il carro, malattie. Una riproduzione commovente della vita di paese e della devozione alla Vergine da parte di pescatori e contadini. Il racconto per immagini disegna, infatti, la vita quotidiana dell’uomo colto nella sua fragilità. E davanti al mistero dei prodigi.
Dalla saletta si apre un’ulteriore porta che conduce a una scalinata secondaria dalla quale si sbuca in stanze adiacenti alla sagrestia. Un labirinto architettonico ben camuffato in cui, lo confessiamo, da bambini ci siamo persi e spaventati a morte.
5. La Chiesa della Madonna del Soccorso
Completiamo il nostro tour nella Monopoli segreta con la chiesa rupestre della Madonna del Soccorso in via San Domenico a due passi da Piazza XX Settembre. Si affacciava sul porto canale che fu insabbiato dai Normanni. Vi si accede da una ripidissima e stretta scalinata buia che conduce a sei metri sotto il manto stradale. Non sempre è aperta ma sul portoncino, vergate a penna, si possono trovare le informazioni sugli orari. Risale al X secolo e ha una pianta a doppia abside, un gruppo scultoreo esterno attribuibile a Stefano da Putignano e all’interno un affresco votivo raffigurante la Vergine in trono.
Nell’aula di questa piccolissima chiesa si ha la sensazione di sentire il mare che un tempo vi gorgogliava. E proprio al mare è legato il culto della Vergine chiamata a soccorrere i marinai e i pescatori in difficoltà.

Monopoli segreta: la donna col tamburo
Terminato il percorso nella Monopoli segreta con i suoi luoghi misteriosi vi offriamo, la più bella fra le storie di fantasmi che circolano nella tradizione locale. La storia della donna col tamburo, “a fèmn e tàmborr” nel dialetto monopolitano.
È una signora che si aggira di notte e all’alba vicino al Castello di Carlo V o nelle sue stanze. Suona il tamburo sperando che il marito, partito per mare e mai più tornato, la senta e riesca ad attraccare. Creatura infelice e arrabbiata, i pescatori dicono di averla vista affacciata a una finestra del castello quando partivano con le loro barche a notte fonda. È una presenza bianca ed evanescente accompagnata dal ritmo di un tamburo.

Le mamme e le nonne solevano terrorizzarci con questa storia quando eravamo bambini. Dicevano che se non fossimo tornati a casa prima che facesse buio, la Signora col tamburo ci avrebbe presi e portati via. Era inoltre lo spauracchio delle coppiette che si appartavano lungo il molo sfuggendo al controllo dei propri genitori. Una ghost story che serviva a tenere a bada bambini e adolescenti vivaci, ma che finiva per impressionare anche gli adulti che la raccontavano.
Conclusioni mon amour
Ci è piaciuto molto illustrarvi la Monopoli segreta e abbiamo intenzione di continuare. A cercare altri luoghi misteriosi e altre leggende. Non perché ci divertiamo a spaventarvi ma perché riteniamo siano un importante elemento di folclore a cui un viaggio nella provincia italiana non può rinunciare. L’itinerario di oggi è adatto a chi già conosce la città di Monopoli, ma vuole scoprirne degli angoli inediti. Pensiamo per esempio ai visitatori che provengono dalle città vicine, a un turismo di prossimità, ma anche a chi giunge in paese solo per una passeggiata.
Il mistero affascina gli uomini da sempre, anche i più razionali.
Che ne pensate? Scrivetecelo nei vostri commenti.
