Oggi vi portiamo a Monopoli (Ba): alla scoperta dei chiassi nel cuore del centro storico.
Ne avete già sentito parlare? Si tratta di vicoli, il più delle volte ciechi, su cui si affacciano edifici irregolari zeppi di balconi, logge, porte e terrazze addossate. Un gruppo di casupole che delimitano un cortile comune, chiuso su tre lati.
Se visitate il centro storico di Monopoli ne incontrerete molti. Alcuni si aprono ai lati delle strade a un livello più basso del piano di calpestio, altri vi sbarrano il cammino. È difficile vederli da lontano. Sono parte di piante urbanistiche medievali. E cioè senza incroci regolari, ma con strade e vicoli che di tanto in tanto si chiudono in un cul de sac (stradine senza sbocco). Vi ci troverete dentro o affianco d’improvviso e ne resterete colpiti. Perché oggi, oltre alle loro architetture capricciose, fanno sfoggio di piante e fioriere. E in qualche caso di panche per una breve sosta. Insomma, se cercate scorci instagrammabili, i chiassi non vi faranno sfigurare.

In essi si nasconde la vera essenza della provincia. E cioè il senso di prossimità e di buon vicinato, la condivisione degli spazi e anche la convivialità. Perché? Continuate a leggere i paragrafi successivi.
Fra storia, geografia e … tanta poesia
La parola chiasso nel fiorentino (e di qui nell’italiano) sta ad indicare un vicolo che collega due strade più grandi. Anche i chiassi monopolitani erano viuzze, rese cieche in un secondo momento dalla costruzione di abitazioni. Così, chiusi su tre lati e aperti solo sulla strada principale, i chiassi acquisivano funzione difensiva. Potevano essere facilmente protetti e risultavano fatali per il nemico che vi restava intrappolato.
Allo stesso tempo questi piccoli spazi comuni avevano uno scopo aggregativo: le case che vi si affacciavano potevano condividere il pozzo per la raccolta dell’acqua. E naturalmente l’atrio dove si svolgevano attività, feste e riti in comune. Nascevano così solide amicizie, ci si scambiava consigli, saperi, tradizioni.
A dirla tutta succede ancora. Nelle calde sere d’estate è comunissimo trovare i vicini di casa seduti davanti ai portoncini delle loro case a chiacchierare fino a tarda notte. Qualche seggiola, un ventaglio, il quadretto della Madonna della Madia sulla porta con le lucine accese. A godersi la frescura e il profumo di mare.
Incontriamo chiassi anche in moltissimi altri centri storici pugliesi, spesso sotto nomi diversi. Ad Altamura (Ba) prendono il nome di claustri (dal latino claustrum = chiuso, da cui viene anche chiostro), a Noci (Ba) di gnostre. Entrambe le cittadine hanno puntato su di essi per l’organizzazione di eventi e sagre cittadine. E anche Monopoli da qualche anno ha iniziato a sfruttare questi luoghi per manifestazioni folcloristiche, presentazioni di libri, mostre a cielo aperto, esibizioni di artisti di strada. Intrattenimento rivolto sia ai suoi abitanti che ai numerosi turisti. Un esempio su tutti: La Notte dei Falò – Fuochi nei chiassi e altri sfizi, nel giorno di San Giuseppe. L’ultima edizione risale al 19 Marzo del 2019.
I chiassi: ma quanti sono?
I chiassi sono tanti e molto diversi fra loro. Ne abbiamo contati 22, ma qualcuno potrebbe esserci sfuggito. Si trovano nei punti più stretti e interni del paese vecchio e non sempre sono indicati sulle mappe. Rappresentano il cuore del borgo medievale e raggruppano famiglie di pescatori e di piccoli artigiani. Alcuni sono abitati stabilmente. Altri sono stati occupati dalle numerose strutture ricettive sorte negli ultimi anni. Che in qualche caso li hanno snaturati, ma molto più spesso li hanno abbelliti e valorizzati. Alcuni fanno sfoggio di biciclette decorative e deliziosi angoli fioriti. Altri ci trasmettono uno spaccato di vita quotidiana con pomodori appesi ai balconi, canarini in gabbia, scope in bella vista e panni stesi.

Il nostro elenco completo
- Chiasso Alessandro Manzoni
- Chiasso Bellantuono
- Chiasso Bambaciara
- Chiasso Barbacana
- Chiasso Brescia
- Chiasso Cacace
- Chiasso Cacamece
- Chiasso Cafaro
- Chiasso Camerlano
- Chiasso Camillo Querno
- Chiasso Cucchiaio
- Chiasso del Cristo
- Chiasso Fioraio
- Chiasso Magno
- Chiasso Perugini
- Chiasso Portanuova
- Chiasso San Benedetto
- Chiasso San Leonardo
- Chiasso San Martino
- Chiasso San Pietro
- Chiasso San Vito
- Chiasso Sant’Anna
Vi proponiamo un gioco se siete in tanti: stampatevi l’elenco, dividetevi in gruppetti e andate alla ricerca dei 22 chiassi. Fatelo senza mappa, girovagate alla cieca. Vince il gruppo che dopo un’ora ne trova di più. E mi raccomando poi: scegliete sempre il vostro preferito e portatelo nel cuore.

Monopoli: dormire nei chiassi
E se voleste soggiornarvi? Sarebbe un’ottima idea.
Dormire nei chiassi è oggi molto facile grazie ai tanti B&B, case vacanza e alberghi diffusi che vi si trovano. Alcune di queste strutture hanno preso il nome proprio dal chiasso che li ospita. Per esempio Chiasso San Benedetto o Chiasso Cacace. Ma ce ne sono molte altre e per diversi portafogli. Dalla scelta luxury a quella più economica, ma comunque di qualità. Si tratta di vecchie case ristrutturate che conservano il fascino delle loro architetture originali a più livelli: volte a botte, terrazzini, minuscole logge, scalette ripidissime. Quale vi consigliamo? Continuate a leggere.
Specifichiamo però che il nostro consiglio scaturisce da una struttura che conosciamo e che ci piace. Non escludiamo, però, che ve ne siano altre altrettanto valide.
Un caffè nel chiasso
In Chiasso Camerlano troviamo l’Albergo Diffuso di Monopoli e Il caffè del chiasso che ne è la caffetteria. Fra graziosi tavolini, fioriere azzurre e persiane si percepisce tutta la magia del chiasso antico. Un luogo fuori dal tempo e dalla confusione, a due passi dal castello. La caffetteria offre una ricca colazione in cui degustare dolci e marmellate locali, ma anche (su richiesta) prodotti salati propri di una colazione internazionale. Altrettanto sfizioso è l’aperitivo con vini locali e assaggini della cucina pugliese (la focaccia con mortadella e provolone è imperdibile).
Ma ci sentiamo di consigliarlo anche per la sua atmosfera di provincia mediterranea. Per una sosta rigenerante a cui non può rinunciare chi come noi ama il viaggio lento, immersivo, lontano dall’alta stagione.
Conclusioni mon amour
Tornare a Monopoli alla scoperta dei chiassi è per noi un’esperienza che coinvolge i sensi e la memoria.
Da ragazzini ci si avventurava spesso per le stradine del centro storico senza bussola e senza meta. Con l’intenzione precisa di perdersi. Molte volte si finiva in un vicolo cieco: bastava una svolta improvvisa ed eccoci in un chiasso. Nell’odore di ragù e di soffritto. Fra le note sparate a salve di una vecchia canzone e qualcuno che scuoteva un tappeto col battipanni. C’era sempre una vecchietta, sospettosa, che ci spiava dagli scuri della persiana e i bambini che fermavano i loro giochi. Molti occhi addosso, all’improvviso. Si aveva la sensazione di aver violato uno spazio di confine. Una zona incerta tra il pubblico e il privato.
Ancora oggi quando sostiamo davanti a un chiasso abitato (magari per scattare una foto) abbiamo la sensazione di entrare in un luogo magico. Non del tutto nostro, non del tutto intimo. Qualche volta gruppetti di signore ci hanno invitato a sederci con loro o ci hanno chiesto di fotografargli il gatto. Abbiamo sentito di essere parte della comunità. Il chiasso è questo. Un ritaglio di strada destinato alla condivisione e alla convivialità. Un modo di vivere nella prossimità e nella collaborazione.
Un modo di vivere che va perdendosi e che ci piace raccontare. Se siete già stati a Monopoli fateci sapere se avete visitato i chiassi e se vi sono piaciuti. Altrimenti cercate presto un’occasione per scoprirli!
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