Come da programma, continuiamo il nostro ciclo di recensioni sui Dispacci italiani, Viaggi d’amore in un Paese di pazzi il cui quarto volume ci porta nel cuore dell’Italia con la raccolta di racconti intitolata Lazio. C’è vita oltre il raccordo.
La casa editrice Les Flâneur dedica, infatti, ad ogni regione italiana un’antologia di racconti, perlopiù inediti, promuovendo un vero e proprio viaggio letterario attraverso le voci degli scrittori in qualche modo legati al luogo (per nascita, residenza o semplice predilezione). L’ideatore della collana è Davide Grittani e noi, che vediamo in questo progetto un bell’esempio di geografia emozionale, ne abbiamo già recensito i precedenti volumi (sulla Toscana, la Lombardia e la Puglia).
Con i racconti pugliesi del volume precedente giocavamo in cassa. Molti di essi ci hanno toccato profondamente perché ne condividevamo l’orizzonte emozionale e culturale, perché davano voce a un mondo sommerso di cui noi stessi eravamo parte. Questa volta, invece, abbiamo cercato di accorciare le distanze emotive non solo attraverso l’immersione nella lettura (che è già da sola un mezzo potente), ma anche con un vero e proprio “pellegrinaggio” su alcuni dei luoghi raccontati.
Sì, ci siamo regalati un viaggio nella provincia romana, oltre il raccordo. Preceduti dalle storie, dalle memorie, dagli strappi che i 12 autori del quarto dispaccio ci hanno presentato.
Ve li presentiamo, continuate a leggere.

Scheda
Titolo: Dispacci Italiani Vol. 4. “Lazio, c’è vita oltre il raccordo”
Autori: Aurelio Picca, Andrea Carraro, Emanuela Cocco, Daniela Matronola, Leopoldo Carlesimo, Giorgio Nisini, Roberto Venturini, Massimo Roscia, Valeria Viganò, Lia Levi, Vincenzo Cerami, Pier Paolo Pasolini
Casa Editrice: Les Flâneur edizioni
Collana: Dispacci italiani
Anno di pubblicazione: 2021
Pagine: 250
Prezzo: 16,00 £

Lazio. C’è vita oltre il raccordo: recensione
Partiamo dal titolo che è un monito a noi viaggiatori distratti, a noi turisti da Colosseo. “C’è vita oltre il raccordo” che cosa vuol dire? Che Roma, nel bene e nel male, sembra fagocitare il Lazio intero. La sua presenza è così dilatata, così imponente e vetusta che viene difficile riuscire a guardare là dove proietta la sua ombra gigantesca. Eppure, oltre il raccordo anulare, Roma finisce e inizia la provincia con le sue storie e (soprattutto) con le sue ferite. I racconti del quarto volume di Dispacci italiani nascono proprio di qua. Dal punto in cui fa più male.
“I Settanta sono stati gli anni dei ragazzi caduti nel baratro che nessun raccoglitore è riuscito a intercettare nella loro corsa forsennata verso la fine, verso la disperazione senza rimedio. Una rincorsa senza luce. E le nostre braccia inutili, disordinate a remigare in aria. Eravamo sognatori e iconoclasti: eravamo fieri utopisti, dediti alla nostra distruzione” da Restare in piedi di Daniela Matronola
I racconti
La raccolta si compone di 10 racconti più un brano di Vincenzo Cerami tratto da Fattacci e dedicato al Canaro della Magliana e Il pianto della scavatrice di Pier Paolo Pasolini. Il quarto volume dei Dispacci Italiani, a differenza delle precedenti antologie, non lascia molto spazio alla nostalgia. Il rapporto che lega gli autori al territorio è meno lineare, meno prevedibile.
La corda che vibra più spesso tra le sue pagine è quella della violenza. Brutale. Efferata. Frutto del branco o dell’isolamento. Dell’incuria o dell’assenza dello Stato. Della marginalità o della disperazione.
Ritroviamo storie vecchie e nuove di cronaca nera, dallo stupro di Marcellina, al brutale pestaggio di Colleferro, ci muoviamo fra le periferie invecchiate e i bar della disperazione. Non fa eccezione neppure Trastevere che nel memoir di Valeria Viganò ci appare abbrutita, estranea, sottoposta all’orda di nuovi barbari.
Tutti questi scenari spesso mettono sotto accusa proprio la provincia. Terra di promesse mancate, di lontananza irrecuperabile dalla capitale.
” Negli anni successivi (anni Novanta) la vita del paese per i giovani continuò sugli stessi binari, non potevano che seguire i modelli dei genitori, non avendo alternative in termini di servizi culturali, stessa vita in piazza, le birre, le partite a carte, le corse in macchina… stesso clima un po’ goliardico nell’approccio con quelli di fuori, con i forestieri, soprattutto con le ragazze, un clima che facilmente poteva degenerare…” da Il branco 25 anni dopo di Andrea Carraro.
La scrittura, pur nella prevedibile diversità fra i vari autori, si presenta nel complesso poco lirica, asciutta, con tratti di durezza. Prevale il genere del reportage.
Bar Rinascimento ad Amatrice
Elemento pregevole della collana è la presenza delle fotografie a tutta pagina con taglio documentario ad illustrare i testi. In ogni volume c’è una foto che mi colpisce più delle altre. Capace di parlarmi con immediatezza. Questa volto è lo scatto dedicato da Emanuela Cocco altre a corredo di un brano che racconta Amatrice a cinque anni dal terremoto. Nella foto vediamo il Bar Rinascimento col suo proprietario in piedi davanti alla porta d’ingresso. Le sedie rosse di plastica all’esterno, un interno che si vede appena e l’insegna che troneggia gigantesca. Negli occhiali a specchio del proprietario, una modernità appena accennata, periferica, che fa tenerezza.
Il bar è uno dei luoghi che meglio di altri raccontano la provincia. È qui che si va a cercare l’anima di un paese e i suoi umori. Negli scatti di Emanuela Cocco su Amatrice ci sono perlopiù macerie. Ma nella foto del bar si grida “Rinascimento” anche se le sedie sono vuote e non si vedono avventori al banco. C’è della resistenza nella sofferenza. Ed è il messaggio che ci portiamo alla chiusura del quarto dispaccio.
Conclusioni mon amour
Dispacci Italiani – Lazio. C’è Vita oltre il raccordo ci ha condotto in un territorio pieno di ombre. Ma non è mancato l’amore. Tormentato, contraddittorio, tenace per questo lembo d’Italia che vive all’ombra di Roma capitale.
È stato bello continuare il nostro pellegrinaggio letterario fra le regioni italiane. Un cammino lento che si sgrana tra periferie e cronaca, sentimenti fatti paesaggio e paesaggi pieni di storie. La sosta di Provincia Mon Amour in queste zone è stata accompagnata anche da un viaggio di pochi giorni nella provincia romana: itinerario vista lago fra i Castelli Romani. È stato strano comparare la dolcezza dei luoghi, la bellezza addomesticata e un po’ turistica dei borghi visitati con la durezza dei racconti letti. Ma la provincia è così. Un contrasto irrisolto e sempre presente fra una bella cartolina e la durezza del quotidiano.
Cosa ci aspetta dopo il Lazio? Il nostro augurio è che la casa editrice Les Flâneur non tradisca la promessa di continuare questa collana accompagnandoci per le strade di tutta l’Italia e facendoci scoprire autori e luoghi. Il prossimo volume, secondo il piano editoriale annunciato, dovrebbe condurci in Emilia Romagna. Tra la Bassa e l’Appennino Tosco-Emiliano. Da un punto di vista letterario si tratta per noi di un terreno poco noto e che ci incuriosisce molto.
Attendiamo. E intanto vi consigliamo la lettura anche questo volume della collana.
Voto: 8 +
