Irsina: cosa vedere in un weekend romantico?
Ve lo raccontiamo nel nostro nuovo articolo. Siamo infatti molto affezionati a questo piccolo borgo della provincia di Matera racchiuso fra mura medioevali e proteso su verdi vallate. Qui per puro caso – molti dei nostri viaggi nascono così! – abbiamo trascorso il primo anniversario di matrimonio. E poi negli anni ci siamo ritornati più volte, attratti dalla quiete e dal paesaggio. Perciò vogliamo condividere tutto ciò che nel frattempo abbiamo scoperto, elaborando l’itinerario di un weekend all’insegna della lentezza.
Ci sono paesi che più di altri conservano un’aria di provincia. La ritrovi nei silenzi delle strade, nella discrezione della gente, nell’eleganza dimessa di certi palazzi che non sai se abitati o in disuso. A volte è solo un’impressione che si ricava dall’assenza di folla e di scompiglio. Oppure una questione di misura: quando le strade sono viuzze e lo spazio circoscritto. A Irsina questa sensazione è tangibile.
Irsina è il secondo paese della provincia di Matera per estensione territoriale, benché i suoi abitanti siano poco meno di 5000 e perciò a buon diritto può definirsi un borgo. E non uno qualsiasi. Finora è l’unico ad essere stato inserito nel circuito dei Borghi più belli d’Italia. Una ragione in più per visitarlo.

Un po’ di storia: da Montepeloso a Irsina
Il nome Irsina deriva dal vicino Monte Irsi, ma la città sino al 1895 era chiamata Montepeloso, toponimo che sopravvive nel dialetto locale e nei dintorni. È uno dei paesi più antichi della Basilicata, come attestano i numerosi resti archeologici che risalgono all’età del ferro.
Distrutto dai saraceni nel 988, fu poi ricostruito da Giovanni II di Salerno. A lui si deve la fortificazione che caratterizza la città. Subì la dominazione bizantina ma fu poi il centro della cruenta battaglia di Montepeloso nel 1041 fra Normanni e Bizantini che si concluse con la sconfitta di questi ultimi. Nel 1123 divenne centro della sede vescovile allo scopo di osteggiare la presenza bizantina ancora cospicua nella città. Seguì la dominazione degli Svevi sotto cui il paese divenne parte della contea di Andria. Poi, alla morte di Manfredi nel 1266, passò sotto gli Angioini. Quindi toccò alla famiglia degli Orsini, quindi agli Aragonesi.
Nel 1586 fu acquistata dai Grimaldi e, ancora dopo, passò ai Riorio Sforza, gli ultimi signori feudali del paese. In seguito all’Unità d’Italia, come molti altri paesi lucani, Irsina fu protagonista delle vicende legate al brigantaggio.
I palazzi nobiliari del centro storico, con le loro facciate eleganti e bugnate, sono oggi testimonianza delle numerose signorie che hanno dominato il paese. Conosciamoli più nel dettaglio…
Irsina: cosa vedere in città (primo giorno di permanenza)
Dedichiamo il primo giorno alla scoperta del borgo e della sua cucina tipica nel chiuso delle mura.
L’ingresso dalla Porta Maggiore, detta anche di Santa Eufemia ci immerge in un’atmosfera di quiete e di lentezza. Vi si trova subito una piazzetta con un Belvedere affacciato sulla Valle del Bradano, verde in primavera e tutta d’oro di frumento in estate. Di qui è possibile abbracciare in un colpo d’occhio l’estensione dei seminativi che circondano il paese. Deliziose le panchine sulle quali fermarsi a godere del paesaggio prima di cominciare la visita vera e propria. Non è difficile capire perché questo angolo ridente di provincia sia molto amato dagli stranieri, soprattutto dai tedeschi. Anche noi, del resto, ne siamo innamorati.

Il centro storico: case-grotta e palazzi signorili
Il centro storico di Irsina è costruito su uno sperone di roccia, circondato dalle antiche mura di cui sopravvivono due torri cilindriche e due porte: la Porta Maggiore, di cui abbiamo già parlato, e la Porta Lenazza. Anche qui come a Matera si trovano abitazioni scavate direttamente nella pietra. Un tempo erano semplici ricoveri e successivamente sono diventate vere e proprie case-grotte in cui vivevano in promiscuità uomini e bestie. Fra queste c’è la casa-grotta Barbaro che si sviluppa su due livelli. Alcune di queste case hanno corridoi sotterranei e ambienti ipogei che formano un reticolo misterioso di gallerie.
Accanto a queste antiche abitazioni, tuttavia, si incontrano anche eleganti palazzi signorili con stemmi ed epigrafi, testimoni del passato nobiliare della città. Facciamone una scorpacciata!
Fra i palazzi di Irsina si distinguono il Palazzo Janora (XVII secolo), abitato dallo storico Michele Janora, e caratterizzato da un bel bugnato sulla facciata. Interessante è poi il Palazzo Nugent (XIV-XV secolo) costruito sull’antico castello medievale e adiacente alla Porta Maggiore. Il Palazzo D’Amato Cantorio (XV secolo) al di là del tipico bugnato mostra sulla porta d’accesso lo stemma della famiglia e una scala esterna in pietra locale. Nel suo interno si trovano locali che fungevano da stalle e cantine e, al piano superiore, le stanze signorili che conservano ancora gli elementi d’arredo propri dell’epoca. E, infine, in via Sant’Angelo si innalza il barocco Palazzo Arsia (XVII secolo) ricco di epigrafi latine di pregio.
Molti di questi palazzi sono oggi nell’elenco dei luoghi del FAI in attesa di valorizzazione.
La Cattedrale e il Palazzo Vescovile
Abbiamo visitato la Cattedrale di Santa Maria Assunta in occasione di una pasquetta assolata. Ci ha fatto da guida uno studente preparatissimo e molto simpatico grazie a cui abbiamo apprezzato non solo i dettagli dell’architettura ma anche storie e leggende legate ai luoghi.
La Cattedrale è stata più volte ricostruita. Benché le origini risalgano al 988, l’attuale struttura, così come la facciata, è barocca. Il campanile, invece, conserva tracce dell’originale stile romanico con le sue bifore. La pianta è a tre navate con tre absidi e un transetto. Da qui, per mezzo di ripide scalette, si scende nella cripta romanica costruita direttamente sulla roccia con pianta a croce greca.
Molti sono gli elementi preziosi della chiesa, ma su tutti spicca, anche nei nostri ricordi, la scultura di Santa Eufemia in pietra di Nanto. La statua della martire è alta ben 1,70 mt (più di Anna!) e ci guarda con un sorriso enigmatico e il volto leggermente inclinato. Si presenta con una mano nelle fauci del leone come simbolo del martirio. Nell’altra mano sorregge invece un triplice monte sormontato da un castello che rappresenterebbe proprio Montepeloso. È un pezzo raro attribuito al Mantegna e giunto a Irsina grazie alla ricca donazione di un notaio originario di queste parti. Traccia preziosa dell’attività scultorea dell’artista rinascimentale molto più noto per i suoi dipinti.
A ridosso della cattedrale sorge anche il Palazzo Vescovile il cui primo nucleo risale al XV secolo ma che fu rifatto nel XVI secolo dagli Orsini. Vi si legge oggi lo stemma di Monsignor De Simone. A lui si attribuisce inoltre l’ultimo e – per ora definitivo – rifacimento della facciata. Il palazzo ingloba la Cappella di San Basilio.
La Chiesa e il Convento di San Francesco
Questo complesso si trova inserito nel sistema delle mura, appare perciò affascinante anche per il panorama che si domina dal giardino interno.
Si pensa che anticamente la Chiesa di San Francesco fosse un castello costruito da Federico II di Svevia, uno dei tanti sparpagliati fra Puglia e Basilicata. Non ci sono però prove a testimonianza di questa leggenda. Il convento è stato in realtà edificato nel XVI secolo, anche se la presenza dei francescani in paese è attestata anche prima del XIV secolo. La chiesa è invece barocca, risalente al 1717 e ne consigliamo la visita soprattutto perché nella cripta del XIV sec. si conserva un bel ciclo di affreschi di scuola giottesca. In realtà, prima del rifacimento del 1717 pare che tutta la chiesa fosse affrescata. Oggi invece si conserva solo un bel crocifisso di legno.
Il Convento, invece, è di proprietà del comune e viene usato come contenitore culturale. Qui la cooperativa culturale Arenacea organizza visite turistiche alla città e servizi di accoglienza. Ci si può rivolgere a loro per ottenere tutte le informazioni utili per le escursioni e per la visita al Museo Civico Archeologico Michele Janora che si trova in loco. Il Museo ospita la preziosa collezione appartenuta allo storico irsinese: 1600 reperti provenienti dalla Basilicata e dalla Puglia che mostrano la presenza umana in questi territori sin dal Neolitico. Su tutti spicca un cratere a figure rosse del IV secolo a.C che raffigura la lotta tra Bellerofonte e la Chimera.
Non sempre la chiesa è aperta, purtroppo. Consigliamo perciò di raccogliere informazioni sui momenti in cui sono ammesse le visite.

Irsina: dove mangiare e dove alloggiare
Prendiamoci tutto il tempo che ci vuole per una degustazione. Noi lo facciamo abitualmente. E sulla base della nostra esperienza di buongustai vi consigliamo un piccolo ristorante e una pizzeria di ottima qualità, vicini alla Porta Maggiore. Scegliete voi quale si confà maggiormente ai vostri gusti o, se avete tempo, provateli entrambi.
Abbiamo scoperto la Trattoria Nugent in piazza Garibaldi per caso, attratti dalla posizione, nel cortile dell’omonimo palazzo. Ed è stato amore a prima vista per l’atmosfera antica, traboccante di oggetti di un tempo andato e della civiltà contadina. E per il personale giovane e accogliente.
Avendoci trascorso il nostro primo anniversario, lo abbiamo eletto a nostro luogo del cuore.
Cosa vi consigliamo? Ordinate gli antipasti dalla casa: sarà il miglior modo per assaggiare i prodotti della zona in tutta la loro varietà. E in porzioni abbondanti. Su tutti non potete perdere i peperoni “cruschi”, ossia peperoni fritti croccantissimi tipici della gastronomia lucana. Spesso, sbriciolati, arricchiscono il condimento dei primi piatti. O le patate arrostite e ripiene, appena piccanti.
Se invece avete voglia di pizza, a due passi dalla trattoria Nugent, c’è La Contessa, una pizzeria molto ampia con un ricco menù. Anche qui è possibile assaggiare degli antipasti gustosi e qualche primo piatto buonissimo come i cavatelli con i cruschi o i legumi della zona. Procedere per assaggini non è mai una cattiva idea!
Veniamo adesso all’alloggio che però noi non abbiamo sperimentato. Vi sono, tuttavia, alcuni B&B nel centro storico per diverse fasce di prezzo. Fra queste ci colpisce Domus Arsia che sorge in uno dei palazzi signorili della città, in via Sant’Angelo.
Irsina: cosa vedere fuori dalla città (secondo giorno di permanenza)
Dedichiamo la seconda giornata di permanenza nel borgo a scoprire itinerari fuori dalle mura. Non sono meno interessanti, soprattutto se, come noi, amate camminare nella natura. A circa 10 Km dalla città di Irsina si estende, infatti, il Bosco Verrutoli che offre un’area picnic adatta ai bambini ma anche sentieri più selvaggi lungo i quali incamminarsi per spiare gli abitanti del bosco. Che è riserva di daini. Nel cuore della selva vi è poi un hotel abbandonato, mai aperto. Sappiamo che ci sono fotografi appassionati di luoghi dismessi e disabitati che potrebbero trovare interessante questo rudere.
Fuori dal centro storico e lungo la strada che conduce al bosco, si trova la Chiesa della Madonna della Pietà. Immersa nel verde dei campi e degli orti si presenta elegante ed essenziale nella sua struttura. Nell’ultima domenica di maggio se ne celebra la festa. In questa occasione, un corteo si snoda dalla chiesa alla città con l’effigie della Vergine. E poi si tiene il tradizionale gioco del Pizzicantò: una gigantesca piramide umana che gira su se stessa e i cui componenti danzano e cantano una filastrocca tenendosi in equilibrio. In passato era una sfida che interessava più squadre

Altro luogo assai caratterizzante delle campagne irsinesi sono i Bottini, lunghe gallerie scavate nel Medioevo sotto la collina di Irsina. Si tratta di una vera e propria opera di canalizzazione dell’acqua che viene convogliata in una fontana del Settecento: “le dodici fontane”. Le gallerie sono percorribili e visitabili su prenotazione e costituiscono un momento molto suggestivo, capace di disvelare i segreti della città sotterranea e di un sistema idraulico che ancora funziona. Per esempio, il Bottino di Contrada Fontana è composto da una galleria principale e da tre cunicoli lunghi e stretti.
Irsina: come raggiungerla
Come per molti altri paesi lucani, il mezzo più comodo per raggiungere Irsina (MT) è l’auto, eventualmente da noleggiare se vi spostate in aereo.
Dall’aeroporto di Bari di Bari Palese (62 Km) la città è raggiungibile anche con le Ferrovie Appulo-Lucane con cambio di treno alla stazione di Altamura. In tutto il tragitto è di circa 3 ore. Vi sono inoltre degli autobus, ma i cambi sono più numerosi e c’è bisogno di più di 4 ore in totale. Lo sconsigliamo.
La città dista 44 Km da Matera e 62 Km da Potenza.
Conclusioni mon amour
Il nostro itinerario per Irsina termina qui. Vi abbiamo indicato cosa vedere in questo borgo lucano dalle antiche mura, ma non siamo soddisfatti.
Se c’è una dote che ci caratterizza qui nel Blog di Provincia Mon Amour è la sintesi. Questa volta però non ci siamo riusciti: una valanga di informazioni è sfuggita ad ogni selezione. La voglia di raccontare, descrivere, far rivivere nella memoria la cittadina di Irsina ha preso il sopravvento. E nonostante tutto, ci sembra di aver tralasciato l’essenziale. La luce calda che filtrava da una grata nel Palazzo Nugent. Le scalinate in penombra di un’abitazione. Un vecchio pozzo fiorito. L’odore del sugo. I dettagli che raccontano l’anima di un luogo e che si possono cogliere vivendo il viaggio fuori dall’ottica del mordi e fuggi.
Ma non ci lasceremo l’occasione di condividere con voi un bel ricordo. Il saluto caloroso del sindaco a noi turisti mentre pranzavamo in trattoria: una dichiarazione di benvenuto inattesa, che ci ha fatto sentire benvoluti. Grazie a lui e alle sue indicazioni abbiamo conosciuto i Bottini.
Consigliamo dunque il borgo di Irsina al confine tra Puglia e Basilicata? Certo. Per i paesaggi. La storia. Ma soprattutto per l’accoglienza e il senso di famiglia che si rispira tutt’intorno.