A giugno del 2021, come da programma editoriale, è uscito il terzo volume della collana Dispacci italiani dedicato alla Puglia: “Puglia, la sposa promessa”.
La casa editrice Les Flâneur sta infatti pubblicando una serie di raccolte di racconti per ogni regione italiana, promuovendo un viaggio letterario lungo sentieri poco battuti. L’anima del progetto è Davide Grittani e noi, innamorati di questa iniziativa, ne abbiamo già recensito i precedenti volumi – dedicati rispettivamente alla Toscana e alla Lombardia.
Ogni volume è un viaggio in un’Italia diversa, problematica anche nella bellezza. Le voci dei narratori muovono direttamente dai luoghi e se ne percepisce un amore intriso di nostalgie, spesso dolente e rabbioso, tormentato, capace tuttavia di ispirare al lettore sentimenti di rispecchiamento. Oppure visioni e speranze lanciate verso il futuro.
Da pugliesi abbiamo atteso con impazienza l’uscita di questo volume che ci ha spiazzato. È infatti la fotografia di una Puglia senza retorica, colta nel quotidiano, nella dimensione provinciale che il turismo esploso negli ultimi anni non ha compreso. Una Puglia sofferta e in gran parte inedita.
Qui di seguito l’analisi dettagliata e senza spoiler di racconti e fotografie. Siete pronti?
Partiamo!
Scheda
Titolo: Puglia. La sposa promessa (link di affiliazione ad Amazon, acquistando il libro da qui contribuisci a un piccolo guadagno per noi. Il tuo prezzo sul libro resta invece invariato)
Autori: Nicola Lagioia, Gabriella Genisi, Piernicola Silvis, Roberta Pilar Jarussi, Giovanni Rinaldi, Chicca Maralfa, Nicky Persico, Carlo D’Amicis, Cosimo Argentina, Livio Romano, Ilaria Palomba, Edoardo Winspeare
Casa Editrice: Les Flâneur edizioni
Collana: Dispacci italiani vol.3
Anno di pubblicazione: 2021
Pagine: 261
Prezzo: 16,00 £
Dispacci italiani – Puglia, la sposa promessa: recensione
Il titolo della raccolta allude a una figura leggendaria e proverbiale: la sposa di Ceglie. Una sposa che attende sull’altare lo sposo che non arriverà mai. “Sei rimasto come la sposa di Ceglie” in terra di Bari è un modo di dire ironico e amaro che rivela l’attesa delusa, una promessa mancata. E la Puglia veste bene questi panni, sospesa in un’antica insoddisfazione. Dai 12 racconti emerge come, pur nel suo vestito più bello, è una terra a cui manca qualcosa. Protesa in un desiderio che la rende inquieta, in uno eterno slancio inappagato che si rinnova dopo ogni scacco.
La città di Taranto è simile a un salone dove s’è tenuta una festa. Una di quelle grandi feste piene di cose, vassoi a tartina piramidale, bicchieri martellati, milioni di calici, culi, sorrisi, festoni, carciofi, maiali arrosto serviti con a cavallo un putto con tanto di arco e frecce, bottiglie, divani tappezzati di collant, mutandine e preservativi. Uno di quei party alla “grande Gasby”. Ecco, la festa è finita e nessuno ha voluto dare una sistemata” da Puglia? Taranto, semmai di Cosimo Argentina.
I racconti
I dodici racconti che costituiscono la raccolta “Puglia. La sposa promessa” nascono da voci e da ispirazioni eterogenee. Sono però un vero e proprio itinerario che procede da Nord (i Monti Dauni, Foggia, Cerignola, il Gargano) a Sud (il Salento dei paesi d’entroterra, quello delle spiagge). Attraversano i paesaggi memoriali degli autori, le ferite aperte, la rabbia e i sogni. Il racconto di fantasia si alterna al memoir, il reportage alla pura visione. Una miscellanea che bene rappresenta la regione.
Al lettore si chiede la duttilità di seguire piste diverse, senza perdere il filo. E il filo è una malinconia di fondo. Un’impronta sonora appena percettibile che si aggira fra le falesie bianche del Gargano, in un interno proletario, fra le case “che da tempo hanno smesso di avere porte. Vasi comunicanti di uno stesso destino”. Al settimo piano dell’Ospedale Nord di Taranto o sui binari dismessi di una vecchia ferrovia.
Non c’è folklore. Non c’è prodotto tipico che tenga. La Puglia non è un brand fatto di case intonacate a calce e panzerotti. Noi pugliesi lo sappiamo, la Puglia non è una soltanto. Le Puglie sono tante, lontane, diverse. Spesso incapaci di dialogare. Questa esperienza editoriale stabilisce dei ponti, crea una trama fitta di echi e risonanze che le mettono in relazione. Perciò ci piace.

Le fotografie
Come anche per i precedenti volumi della collana, anche qui i racconti sono impreziositi da fotografie d’autore a tutta pagina. Alcune di queste, già da sole, varrebbero l’acquisto del volume.
Non aspettatevi la Puglia delle cartoline social – le biciclette decorative con i fiori nel cesto anteriore, le lucine che adornano l’ennesima osteria in tutti i paesi vacanzieri del Mediterraneo – qui parlano i luoghi colti nella solitudine del quotidiano.
Centri storici vuoti con qualche auto malamente parcheggiata. La litoranea infestata di erbacce oltre il guardrail. E la nostra preferita, a pagina 92: un comò ingombro di fotografie in bianco e nero, un orologio rotondo, l’enorme immagine del Sacro Cuore di Gesù che si affianca al ritratto di Giuseppe Di Vittorio in una cornice di legno scuro. Non c’è nessuna frattura. Tutto fa parte di un unico orizzonte di fede e tenerezza. Di una religione privata, molto intima. Lo confessiamo, il nostro racconto preferito, il più bello tra i bellissimi, è stato “Il primo testimone” di Giovanni Rinaldi e suo è lo scatto che tanto ci ha colpito.
Conclusioni mon amour
Dispacci Italiani – Puglia, la sposa promessa. Abbiamo tanto atteso questo terzo volume, in nome del campanilismo che, da buoni provinciali, ci appartiene sempre anche se ce ne vergogniamo. Ci siamo trovati di fronte a luoghi che non abbiamo mai visto e che comunque abbiamo sentito nostri. Per via di echi e consonanze che scaturivano dal profondo, da un sostrato che caratterizza la Puglia pur nelle sue mille voci, nelle sue anime diverse.
Abbiamo provato rabbia, nostalgia, indefinito languore. E ci siamo chiesti se fosse proprio intenzione degli autori scatenare nei lettori questo romanticismo di ritorno. Certo, come per tutte le antologie di racconti, abbiamo trovato alcune voci più ispirate (o semplicemente più vicine alle nostre corde) e altre un po’ più fioche, ma ci è piaciuta l’idea stessa di varietà. Lo spazio polifonico in cui ciascuno può intercettare la propria linea melodica. Inoltre, alcuni scrittori ci hanno incuriosito al punto che ci è venuta voglia di recuperare le loro opere. In particolare, cercheremo voci di poeti e poetesse pugliesi. Sia contemporanei che del secolo scorso.
Una lettura che fa germinare il desiderio di altre letture è una terra fertile e noi la consigliamo a quanti stanno per intraprendere un viaggio in Puglia e non si accontentano dei depliant. E la consigliamo anche ai pugliesi stessi per ritrovarsi e per mettersi in discussione. Intanto continueremo a leggere i Dispacci e ci prepariamo al quarto volume che sarà dedicato al Lazio: “Lazio, c’è vita dopo il raccordo”. Aspettatelo con noi!
Voto: 8 e mezzo
