Vi ricordate le cartoline? Non vi sembra che un poco alla volta stiano scomparendo dalle nostre abitudini di viaggio? Collezionare cartoline un tempo era un modo di viaggiare con la fantasia. Restando a casa e sognando le vacanze degli altri. Le cartoline affastellate fra gli scaffali delle nostre stanze o incastrate negli angoli di una specchiera costituivano il più bel libro di geografia che possedessimo. Un Atlante costruito sui viaggi che avevano fatto i nostri cari, gli amici, qualche parente lontano, un fidanzato perduto.
Paesaggi diversi, monumenti, forme di ogni tipo, colori saturi e improbabili notturni. C’era di tutto e c’era soprattutto l’Italia. L’Italia dei paesini e delle città. L’Italia delle Terme, delle riviere affollate. Vacanze e saluti che venivano da una stagione spensierata.
Il nostro amore per gli scorci di provincia è nato lì. Sulle cartoline. E non ci rassegniamo al loro lento declino. Continuiamo a raccoglierle anche se non le spedisce più nessuno. Non le sostituiamo con le calamite e non ci bastano le foto accumulate a centinaia nella memoria dello smartphone. O nelle gallerie virtuali dei nostri social preferiti.
Abbiamo perciò deciso di dedicare un articolo alla deltiologia.
Cos’è la deltiologia? È il nome specifico del collezionismo e dello studio di cartoline. Fra tutte le forme di collezionismo è al terzo posto, dopo i francobolli e le monete, per numero di appassionati. Vi daremo alcuni consigli su come cominciare da zero una collezione, ripercorrendo anche la storia di questo piccolo souvenir che oggi ha il sapore della nostalgia.
Siete pronti? Cominciamo!

Collezionare cartoline: un po’ di storia
La storia delle cartoline con l’illustrazione delle bellezze paesaggistiche secondo noi è legata alla pittura di paesaggio e alla diffusione del vedutismo. Cartoline e vedute urbane condividono infatti il duplice intento di suggerire il ricordo di un luogo (per chi lo ha già visitato) e di costruire un immaginario topografico (per chi non ha mai visitato quei posti).
Il loro successo corre di pari passo alla diffusione dell’abitudine a viaggiare e a scoprire posti lontani. Come forma di conoscenza e di arricchimento. O come vacanza. Inizialmente era una pratica possibile solo all’aristocrazia e poi, lentamente, appannaggio anche di tutte le altre classi. Il Novecento ha avvicinato il concetto di viaggio come vacanza anche a borghesi e proletari.
Il vedutismo
Nel corso del XVIII secolo si diffuse la moda del vedutismo, la rappresentazione pittorica dettagliata di paesaggi e scorci. Vedute topografiche e pittoriche erano rappresentate sui mille oggetti della vita quotidiana – vasellame, piatti, ventagli – e sugli arazzi. Insieme ai racconti di viaggio, ai libri di storia e ai resti architettonici, le vedute erano un modo indiretto di viaggiare. Il Settecento, del resto, era un secolo che aveva visto crescere questa passione e in generale la passione per l’architettura, i ruderi e l’archeologia.
Secondo Giuliana Bruno nel suo “Atlante delle emozioni” – la Bibbia della geografia emozionale – lo scopo delle vedute era trascinare lo spettatore nel paesaggio. Farlo spostare – virtualmente diremmo noi oggi -nello scorcio cittadino rappresentato. Creare cioè nella sua mente una sorta di viaggio simulato. Tanto più la rappresentazione era ricca di direzioni, svicoli, svolte, particolari in prospettiva, tanto più lo spettatore si sentiva risucchiato dall’immagine. Perciò la pittura di paesaggio riscuoteva tanto successo.
Nel Settecento si diffusero vere e proprie mappe e atlanti topografici sui quali la veduta realistica si combinava con la rappresentazione cartografica simbolica. Era perciò possibile seguire con gli occhi un itinerario simulato fra architetture, ruderi e paesaggi caratteristici.
Che ne pensate? Noi lo troviamo affascinante.

Le cartoline di viaggio: quando sono nate?
La prima cartolina postale preaffrancata fu emessa nel 1965, ma utilizzata solo nel 1869 dall’Impero Austro Ungarico. Il costo di spedizione era elevato. In Francia, qualche anno dopo, si ebbe l’idea di illustrarle. Nel 1872 il tedesco Franz Borich fu il primo rappresentare sulle cartoline le bellezze turistiche di un paese, per la precisione la Svizzera. La trovata ebbe molto successo e molti imitatori. Lentamente si passò dalle cartoline di stato a quelle illustrate di produzione privata, cioè le cartoline così come le conosciamo noi oggi.
Le illustrazioni potevano essere di vario tipo. Molte avevano carattere pubblicitario. Alcune erano veri e propri capolavori decorativi dello stile liberty.
In Italia le prime cartoline illustrate furono prodotte dall’editore Danesi di Roma e raffiguravano scorci e monumenti dei paesi italiani. Col tempo tutti i paesini cominciarono a dotarsi di cartoline perché si resero conto che la loro diffusione favoriva la conoscenza delle proprie bellezze. E si moltiplicarono presto anche gli editori.
Nel corso del XX secolo le cartoline illustrate sono state compagne fedeli dei nostri viaggi. Dagli anni Settanta in poi sono diventate oggetto di studio (per la storia delle illustrazioni, per la storia del paesaggio e delle sue trasformazioni, per la storia della cultura quotidiana)
La loro decadenza è iniziata negli anni Novanta e va di pari passo all’ascesa di nuove forme di comunicazione, dalla telefonia mobile alle email.

Cartoline oggi: le compriamo ancora?
L’uso di spedire una cartolina ai propri cari nel corso di una vacanza o di un soggiorno lontano va perdendosi. In tempo reale riusciamo a condividere fotografie e video dei nostri viaggi, mostrandoli a tutti, con veri e propri reportage fai da te. Comunicare da grandi distanze non ha più costi proibitivi per cui la funzione della cartolina e dei suoi “Saluti da Viareggio” non ha più senso. In alcune tabaccherie è persino difficile trovare i francobolli perché non c’è più richiesta.
Però. Le cartoline si vendono ancora come mostrano i chioschetti di articoli turistici e di souvenir. In realtà, le compriamo più per noi stessi che per spedirle. Una bella foto (a poco prezzo) è ancora capace di esercitare su di noi un’attrazione irresistibile e di alimentare una sorta di immediata topofilia.
E poi il collezionismo di cartoline è in buona salute. Molti sono gli antiquari che le espongono e i siti on line dedicati proprio alla deltiologia (se vi siete dimenticati cos’è, tornate all’introduzione). Per questo vogliamo darvi qualche consiglio, se magari vi abbiamo fatto venire voglia di cominciare.
Come collezionare cartoline: 5 consigli
I nostri 5 consigli per iniziare a collezionare cartoline non vi faranno diventare deltiologi professionisti ma probabilmente accenderanno in voi la passione per i luoghi. Che poi è l’obiettivo di Provincia Mon Amour, il nostro progetto. Iniziamo.
- Scegliamo una nicchia. Collezionare cartoline è un progetto amplissimo. Meglio circoscrivere un abito specifico: cartoline di una data epoca, cartoline di un paese. Oppure solo notturni. Solo chiese, castelli e così via. Parola d’ordine: creatività. Noi collezioneremo cartoline di provincia (avevate qualche dubbio?)
- Mettiamoci a studiare. Anche se lo facciamo solo per hobby è bello conoscere epoche e stili. Non solo, studiare significa anche imparare a valutare un pezzo a partire dalle sue condizioni (è macchiata? Gualcita? Ammuffita? La scritta si legge?) e dalle caratteristiche materiali.
- Compriamole. Accumuliamole sfacciatamente. Quando viaggiamo (basta calamite!) Sulle bancarelle degli antiquari. On line. Iniziamo a muoverci nel mondo del collezionismo: impareremo a conoscere prezzi e valore dei singoli pezzi o degli stock.
- Conserviamole adeguatamente affinché non si deteriorino. Bellissimi e anche molto utili sono gli scrapbook, veri e propri album da mostrare.
- Guardiamole spesso (ma che consiglio è? Vi starete chiedendo). Cerchiamo di catturare le loro storie. Quelle impresse nella foto e quelle che viaggiano nelle parole sul retro. Lasciamoci risucchiare dagli scorci e viaggiamo con la fantasia.
Forse non diventeremo deltiologi professionisti ma la nostra vita si arricchirà di storie e di colori. Vi sembra poco?
Conclusioni mon amour
Da ragazzina collezionavo cartoline. O meglio accumulavo disordinatamente cartoline. Non solo quelle spedite a me o comprate nel corso dei viaggi. Facevo incetta di quelle di amici, parenti, conoscenti e persino estranei. Il postino lo sapeva e mi lasciava quelle di cui era impossibile trovare il destinatario (ciao deontologia).
Luoghi e parole. Per me avevano lo stesso peso, perché spesso fra i saluti e i baci la gente si lasciava scappare qualche commento sui posti. Fiuggi: qui l’acqua non manca. Piove. A Catania mi annoio, ma lo shopping è super. Le grotte di Frasassi mi sono rimaste nel cuore (disegno di un cuore con freccia). L’Italia a minore era tutta sotto i mei occhi.
Perciò io e Francesco abbiamo deciso di riprendere a farlo cercando di ricostruire proprio la provincia italiana dal Novecento ad oggi. Luoghi, case, dettagli, vacanze. A tutta nostalgia. Sarà il nostro personale contributo alla topofilia. Non sappiamo ancora come questo progetto rientrerà qui sul blog ma ci stiamo riflettendo.
Che ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti e dateci qualche suggerimento. Lo aspettiamo con interesse.

Intanto, buona collezione.