Borgo Sud di Donatella Di Pietrantonio è un romanzo che ci pone di fronte alle protagoniste de “L’Arminuta” (Einaudi, 2017) ormai donne. Al centro della narrazione, però, troviamo un elemento del tutto nuovo: l’attenzione ai luoghi – un omaggio alla Pescara marinaresca con le reti e il profumo di pesce fritto nel quartiere che dà il titolo al romanzo. Ecco perché abbiamo deciso di dedicare la nostra recensione proprio a Borgo Sud e non a L’Arminuta, pur avendo amato entrambi i romanzi di un amore netto, senza smagliature.
Abbiamo letto numerose interviste di Donatella di Pietrantonio e in tutte la scrittrice sottolineava il forte legame tra lei e il Borgo Marino di Pescara. Il senso di accoglienza, l’affratellamento tra vicini, gli stenti affrontati con spirito di solidarietà sono le caratteristiche principali del borgo. E, nel bene e nel male, le ritroviamo nel romanzo. Non solo come una cornice bellissima, ma come elemento che sostanzia alcuni personaggi e ne attutisce i colpi della vita.
Accanto alla dimensione paesana più accorata, però, a Borgo Sud c’è anche un lato oscuro fatto di omertà e violenza. Ed è proprio da qui, su questo vulnus, che si mette in moto il meccanismo narrativo – anche se sulle prime non ce ne accorgiamo. E allora, se anche per voi la letteratura è un viaggio, leggete la nostra recensione completa per un’analisi spoiler free di argomento, luoghi e scrittura.
Siete pronti?
Scheda
Casa Editrice: Einaudi
Collana: Super Coralli
Anno di pubblicazione: 2020
Pagine: 168
Prezzo: 18,00£ (edizione cartacea)
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Borgo Sud – Donatella Di Pietrantonio: l’argomento
Cosa accade all’Arminuta e a sua sorella Adriana da grandi?
Le avevamo lasciate sulla battigia ad affrontare insieme l’ultima delusione e a costruire un legame più solido di ogni rifiuto. In Borgo Sud le ritroviamo donne. A una festa di laurea rovinata da un temporale e da una grondaia rotta. Ripercorriamo con loro, in un’altalena temporale complessa, più di vent’anni, molti deragliamenti, distacchi e incontri improvvisi.
Tassello dopo tassello la narrazione ricompone il mosaico delle relazioni sentimentali di entrambe. E dalle due storie d’amore (una per ciascuna) emerge soprattutto la fame d’affetto, l’inesperienza emotiva che le spinge su terreni scivolosi. Diciamolo, i loro grandi amori – Piero e Rafael – le investono con l’impeto rovinoso di una grandinata, proprio come alla festa di laurea, profetica.
Di fronte alla violenza dei sentimenti cosa accade al legame tra le due sorelle? Il rapporto tra l’Arminuta e Adriana necessita di una continua ridefinizione per mantenersi saldo. Fra linguaggi emotivi molto diversi e al di là degli errori reciproci, esserci l’una per l’altra non è scontato, ma vitale.
“Con mia sorella ho spartito un’eredità di parole non dette, gesti omessi, cure negate. E rare, improvvise attenzioni. Siamo state figlie di nessuna madre. Siamo ancora, come sempre, due scappate di casa”
I personaggi principali
L’Arminuta e Adriana conservano la differenza magistrale che le ha caratterizzate nel primo romanzo e che scaturisce da due esperienze d’infanzia opposte. Borghese e raffinata per l’Arminuta che è stata allevata da un’altra famiglia, trascurata e piena di stenti quella di Adriana che è rimasta con i genitori naturali. L’età adulta non ha colmato il divario.
In Borgo Sud l’Arminuta insegna all’Università e attraversa universi pettinati e rarefatti, la Pescara-bene, l’algida Grenoble. L’altra, invece, scapigliata e impetuosa, abita Borgo Sud e ne condivide gli slanci e la carnalità. L’Arminuta è trattenuta e incapace di comunicare i propri affetti e i propri dolori, Adriana – cavallo pazzo – sembra non avere freni inibitori, comunica col corpo e con le mani ciò che il suo italiano zoppicante non arriva a formulare. Eppure non dobbiamo pensare a due mondi inconciliabili didascalicamente contrapposti. Le due sorelle mescolano umori e vissuti, intersecano esperienze, si allacciano e si sciolgono più volte.
Adriana in questo romanzo trova più spazio, anzi trova il suo spazio ideale che è Borgo Sud dove si costruisce la sua nuova vita, una famiglia d’elezione, allargata e invadente. È verso di lei che converge la narrazione.
I personaggi secondari
Anche i personaggi secondari si possono suddividere per microcosmi. Quelli che ruotano attorno all’Arminuta, a partire dal marito Piero, sono trattenuti. Mettono in atto strategie evitanti, non detti. Percorrono i sentieri della buona educazione, salvo poi lasciarsi sfuggire la nota stonata. La smagliatura che si fa strappo irreparabile.
I personaggi che abitano il mondo di Adriana hanno corpo. Odorano di aglio e triglie. Parlano un italiano sporcato dal dialetto, sono l’anima di Borgo Sud. Su tutti Rafael, il suo uomo. Attorno a lui e alla sua barca si addensano le passioni più violente. Ma non mancano, nel quartiere, gli amici-fratelli sempre pronti a offrire un aiuto, a condividere la miseria e la gioia.
Né i primi né i secondi sono esenti da colpe. L’umanità che Donatella Di Pietrantonio dipinge ha fragilità e bellezza. Non ci sono caratteri tagliati con l’accetta e il profilo psicologico di ciascuno resta sempre affascinante proprio perché più vero del vero.

I luoghi del romanzo
Borgo Sud è più di un quartiere, è un paese a sé stante. Lo si raggiunge oltrepassando il fiume, oltre il Ponte del Mare. Lo scopriamo per la prima volta alla “controra” con gli occhi dell’Arminuta che si sofferma sulle palazzine popolari, case dai murales scoloriti dal sole e dalla salsedine. E ovviamente sui furgoncini che vendono il pesce, perché nel borgo marino di Pescara tutto ruota attorno alla pesca. Soprattutto le storie e i problemi dei suoi abitanti.
Nel caldo e nel sole un senso di pericolo incombe sulla bellezza ruvida del posto. E sulla vita di Adriana.
Il luogo che dà il nome al romanzo ci racconta un’umanità semplice e ospitale. Il personaggio di Isolina – la madre di Rafael – con la sua casa sempre aperta rappresenta questo antico spirito di paese. Ma non c’è spazio per l’idillio nel realismo maturo della scrittrice. A Borgo Sud c’è povertà, molti figli e poche risorse, l’assenza dei pescatori che rischiano la vita per mare, l’usura.
L’Arminuta abita invece spazi diversi. La ritroviamo dapprima nella Pescara residenziale di Viale Margherita e poi a Grenoble, una città chiusa dai monti. Qui l’aria è più rarefatta, lontana anni luce dalla cappa che sale dal mare e dagli odori di Borgo Sud. Gli spazi attorno a lei sono dilatati e silenziosi, raccontano la solitudine.
“Sono sola in questo luogo che non mi appartiene ma incrocia occasionalmente la mia vita, è Adriana che mi porta qui. Mi sembra che il cielo sia più terso, e l’aria sa sempre di mare e di aglio”
Il paese di provenienza delle due sorelle, invece, resta sullo sfondo, non viene descritto. La casa d’origine è un luogo in cui periodicamente si torna ma da cui più spesso si fugge. Vi grava ancora un forte senso di estraneità, la cifra del romanzo precedente. Sembra anzi essersi trasmesso ad Adriana, lontana ormai dalla bambina con le trecce con cui si apriva “L’Arminuta”.
Borgo Sud– Donatella Di Pietrantonio: la struttura narrativa e lo stile
Borgo Sud di Donatella Di Pietrantonio si compone di 24 capitoli senza titoli che si susseguono a ritmo incalzante alternando passato e presente. E se la narrazione al tempo presente si sviluppa in senso cronologico e copre l’intervallo di pochi giorni, il passato è un mosaico più che si ricompone pezzo a pezzo. Avanti e indietro nel tempo a seguire una cronologia emotiva, la memoria che affiora e non è mai lineare. La voce narrante è anche qui quella dell’Arminuta, pacata, precisa, avvolgente anche quando racconta il dolore
La scrittura è asciutta e tesa, capace di fotografare istanti, umori e soprattutto caratteri. Alcuni passaggi sono come strappi, hanno le spine. Non sono molti, non sono continui. Giungono quando la narrazione richiede un peso maggiore, un affondo. E non si dimenticano facilmente.
La personalità dei personaggi emerge dalle azioni che compiono e dalle parole, soprattutto dai dialoghi. Un qualunque scambio di battute, in un punto qualsiasi del romanzo, permette di capire al volo temperamento e umore di chi abbiamo davanti.
Non c’è alcuna concessione al lirismo, al decorativismo. Il realismo basta a se stesso perché la bellezza non viene dalle parole, ma dalle cose. Dalla visione che l’autrice ricostruisce con uno sguardo preciso ed essenziale.
Conclusioni mon amour
Borgo Sud – Donatella Di Pietrantonio: la nostra recensione è stata l’occasione per cercare informazioni su Pescara, una città che abbiamo visto sempre dai finestrini di un’auto o del treno. È stato bello scoprire che viene considerata, con in suoi grandi ponti, la Los Angeles del Sud. È stato bello tornare in Abruzzo con la lettura e la letteratura e scoprire un’altra prospettiva. Se non lo avete ancora fatto, potete leggere la nostra recensione dedicata ad Annacuccù di Primo De Nicola e l’analisi di luoghi e paesaggi su Fontamara di Ignazio Silone, amatissimo classico del Novecento.
L’Arminuta e Borgo Sud sono state due letture straordinarie. Il primo per la profondità con cui attraversa il tema dell’abbandono. Il secondo perché ci guida in territori emotivi e geografici non scontati. Sono i classici libri che consiglieremmo a tutti. E che rileggeremo spesso.
E voi li avete letti? Cosa ne pensate?
Voto: nove
